Fiducia è credibilità: l’impegno delle Camere Penali per il Sì al referendum sulla giustizia
Le ragioni per sostenere o meno la riforma della giustizia sono varie e numerose da entrambe le parti. Per chi la sostiene e quanti la avversano. Il comitato delle Camere Penali per il Sì al referendum sulla riforma della giustizia ha però sintetizzato la propria posizione in un decalogo. Dieci punti, che i promotori del comitato definiscono “buone ragioni”, per sostenere la separazione delle carriere dei magistrati e una riforma che promuove “una giustizia più giusta, terza e credibile”. Proprio il concetto di credibilità di un settore cruciale per la vita dei cittadini e dell’intero Paese assume contorni particolarmente interessanti se calati nel contesto della riforma.
La separazione delle carriere
Il nodo fondamentale resta la separazione delle carriere perché, spiega il comitato delle Camere Penali, “quando i ruoli si confondono, la fiducia si incrina”. E a guardare i numeri, è facile che ciò avvenga. I giudici accolgono il 94% delle richieste dei pubblici ministeri di effettuare intercettazione e il 99% delle domande per la loro proroga. È tutto solo legato alla lunghezza delle indagini o all’esigenza di continuare a investigare senza limiti? Oppure queste circostanze sono il campanello d’allarme di un paradigma pericolosamente invertito per il quale non si indaga a seguito della presunta commissione di un reato, ma per trovarne uno?
Senza fiducia la magistratura perde di credibilità
In un simile stato di cose, dovuto certamente anche al fatto che giudici e pubblici ministeri svolgono il proprio percorso professionale nello stesso contesto, appare complicato garantire la terzietà a cui è invece chiamato chi deve emettere un giudizio in un processo che dovrebbe vedere accusa e difesa sullo stesso piano. Non meraviglia, dunque, ci sia un certo calo di fiducia nei confronti della magistratura e di apprezzamento del suo operato. Questo tanto più se la magistratura viene percepita come qualcosa che intimorisce. Ne consegue un crollo della sua credibilità, oltre che una vera e propria crisi di identità.
Un referendum per una giustizia senza condizionamenti
Ed è proprio per questo che la narrazione che vorrebbe la separazione delle carriere incidere negativamente sull’autonomia e l’indipendenza della magistratura è semplicemente falsa. Non è un caso se funziona così in tutte le più grandi democrazie del mondo. È l’Italia che rappresenta “un’anomalia assoluta”, come la definisce il comitato delle Camere Penali per il Sì che, nel sostenere il referendum sulla riforma della giustizia, richiama anche la necessità di un sistema coerente con le previsioni già contenute nella Costituzione. Perché separare carriere e funzioni dei magistrati significa allontanare ogni tipo di condizionamento esterno sull’operato dei giudici. Anche e soprattutto quello dei colleghi pm. E questo non può che rafforzare l’indipendenza e l’autonomia di chiunque nell’indossare la toga rappresenta lo Stato, incarna la giustizia e la amministra in nome dei cittadini.
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