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Il “verminaio”: l’inchiesta sui dossier dell’Antimafia

di Giorgio Brescia -

Il «verminaio». L'inchiesta sui dossier dell'Antimafia


Il “verminaio”: “Ci sono nomi anche rilevanti, c’è la compagna di un ex presidente del Consiglio che non era di centrodestra, ma certamente la maggior parte degli accessi ha riguardato esponenti di centrodestra”. Era il 7 marzo scorso, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone in audizione in Commissione Antimafia illustrava l’ampiezza di quello che fu subito chiamato il “verminaio” dell’inchiesta di Perugia sulla pesca a strascico fatta nella banca dati delle Segnalazioni Operazioni Sospette dell’Antimafia. Indagato, il luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano.

Enucleati “800 accessi abusivi”, con consultazioni in realtà sono molto maggiori. Dall’1 gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano nella banca dati che ha le Sos aveva consultato 4124 Sos, 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento, inseguendo le tracce di 1531 persone fisiche e 74 persone giuridiche, 1123 persone sulla banca dati Serpico, 1947 ricerche nella banca dati Sdi. Scaricati 33.528 file dalla banca dati della Dna.

Di tutto questo racconta “Il verminaio” edito Baldini e Castoldi, in libreria da oggi. Un’inchiesta firmata dalle giornaliste Brunella Bolloli e Rita Cavallaro che indaga i misteri e le rivelazioni sullo scandalo dei dossieraggi che ha scosso la politica italiana. E che illustra come le trame dello scandalo sono andate avanti per quattro anni, ogni volta mettendo nel mirino i protagonisti della scena politica, specie nei momenti più determinanti della storia del Paese.

Dal dossier Colle per fermare la candidatura a capo di Stato di Silvio Berlusconi prima e di Maria Elisabetta Alberti Casellati dopo, all’interesse ripetuto per il partito di Matteo Salvini e il governo di Giorgia Meloni.

Significativo nello scenario così ampio del “verminaio”, per esempio, il capitolo che riguarda l’allora presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, una dei papabili per salire al Colle. Tra il 10 e il 27 gennaio 2022, gli accessi alle banche dati servirono a recuperare documentazione su una ditta incaricata di effettuare lavori edili in un palazzetto del Settecento di proprietà di Giambattista Casellati e della moglie Maria Elisabetta Alberti. Servita per attaccarla sui media, mentre le votazioni erano in corso in Parlamento, con l’accusa di una ristrutturazione a carico dello Stato svolta da una ditta che nel 2009 avrebbe usufruito dello scudo fiscale varato dall’allora governo Berlusconi per riportare in Italia quasi 5 milioni di euro, dalla Svizzera e da San Marino.

Il «verminaio». L’inchiesta sui dossier dell’Antimafia

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