Attualità

Il viaggio che non sapevi di voler fare

Una sfida da "affrontare", anche a cinquant'anni: il viaggio in pullman

di Patrizia Gobbi -


A 50 anni hai conquistato tante cose: una discreta esperienza di vita, una collezione di mal di schiena e l’abilità quasi magica di addormentarti davanti alla Tv alle 21. Ogni estate è la solita storia: ci si mette lì, pieni di buone intenzioni, a cercare la “vacanza perfetta”, spulci mille siti, confronti i prezzi… e poi, come ogni anno, ti ritrovi a prenotare il tuo pacchetto all inclusive a zero sbatti. Oppure, peggio ancora, scegli un tour super organizzato che in 7 giorni ti fa vedere 14 città, 37 chiese, un numero sconsiderato di musei, crampi ai polpacci e cerottini per le vesciche ai piedi. Torni a casa con 4.000 foto nella galleria del telefono e un principio di esaurimento, pensando: mai più…

Il viaggio che non pensavi di voler fare… in pullman

Ma c’è ancora una sfida che non sapevi di desiderare, sì proprio a 50 anni (ma nessuno è escluso), quell’età in cui tutto viene messo in discussione, un’avventura epica che ti riporta ai tempi dei panini con la frittata e dei pantaloni a zampa: il viaggio in pullman. Il viaggio in pullman è il viaggio lento, un viaggio a misura di anima e d’occhi. Un pullman, qualche compagno d’avventura (o meglio ancora da soli) tempo per leggere, scrivere, ascoltare musica… ma soprattutto tempo per pensare. Solo tu, l’Italia o l’Europa che si srotola davanti a te come una cartina viva, e quella sensazione unica e impagabile di libertà. La magia è tutta qui: sistemi il tuo zaino, ti siedi — possibilmente vicino al finestrino — ti rilassi e lasci che la strada ti racconti una storia. Fai tappe in città che non avresti mai pensato di visitare.

Ti fermi per una sagra del tartufo in Umbria, un tramonto mozzafiato tra i vigneti della Loira, oppure un mercatino delle pulci in un quartiere bohémien di Praga, dove comprerai paprika e un cappello che ti accompagnerà per tutto il viaggio. Tu guardi fuori dal finestrino e sorridi. Perché sì, è un po’ scomodo (potresti viaggiare tutta la notte con il piede della tua vicina conficcato nel fianco), un po’ lento, un po’ vintage… Ma è anche stramaledettamente poetico.

Parti magari da una periferia grigia, circondata da capannoni e centri commerciali, e in pochi chilometri ti ritrovi immerso in colline morbide e vigneti ordinati, curve a gomito e casolari messi lì da un regista per una delle scene più belle del tuo viaggio. Sì, perché un viaggio in pullman ti può risanare il cuore dopo una rottura, può darti la spinta a riprendere in mano una vita trascurata, a rivalutare priorità e nuovi obiettivi. Il viaggio in pullman è tutto fuorché banale: è l’opposto del “tutto e subito”. È un tempo intermedio, una zona franca dove si pensa, si cambia, o semplicemente si prende fiato prima della prossima fermata. Un luogo di trasformazione, attesa, confronto. Cambierai lentamente, come cambia il paesaggio. A volte non serve una meta da sogno, ma solo un finestrino da cui guardare il mondo che passa e ritrovare, chilometro dopo chilometro, anche un pezzo di te.


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