Gli italiani si affidano all’intelligenza artificiale tra attenzione e diffidenza
Nel panorama contemporaneo, l’intelligenza artificiale si è affacciata nella vita degli italiani come una presenza insieme affascinante e ancora da decifrare. Da un lato incuriosisce, promette efficienza e nuove opportunità; dall’altro suscita interrogativi, richiede fiducia, impone un ripensamento dei modi in cui cittadini, imprese e istituzioni immaginano il proprio futuro.
Il rapporto in Italia
L’Italia, con la sua tradizione di innovazione creativa e di profondo radicamento culturale, osserva l’intelligenza artificiale con uno sguardo attento: prudente ma non timoroso, aperto ma non ingenuo. In questo equilibrio fatto di speranza e cautela, si sta delineando un rapporto in continua evoluzione, capace di riflettere tanto le aspirazioni del nostro Paese quanto le sue responsabilità di fronte alle trasformazioni digitali che ne potrebbero ridisegnare il tessuto sociale ed economico.
I dati a confronto
I numeri parlano chiaro. Secondo il Quinto Rapporto Ital Communications-IISFA (Associazione Italiana Digital Forensics), infatti, nel 2025, il 21% degli individui – era il 16% nel 2024 – si dichiara molto ottimista nei confronti degli sviluppi futuri dell’Intelligenza Artificiale e il 18% (13% l’anno scorso) dichiara la propria fiducia nei confronti dei sistemi di IA.
Una percezione positiva verso l’IA
La percezione dell’intelligenza artificiale è, in effetti, oggi piuttosto positiva: essa non è vista solo come un processo inarrestabile del progresso, ma è riconosciuta dalla maggioranza delle persone come un valido supporto a molti aspetti della vita quotidiana e lavorativa, per potere eseguire mansioni e funzioni in modo più semplice, veloce e, anche, creativo.
La parola agli intervistati
Tuttavia, almeno per un intervistato su tre, si manifesta il timore che permangano delle insidie più o meno nascoste, dalla percezione più neutrale dell’ ‘incorrere in errore’ a quella più emotiva di ‘essere ingannati, minacciati’. Quello che non aumenta, da un anno con l’altro, è il livello di conoscenza/competenza dichiarato dagli italiani rispetto all’IA. Una persona su due, infatti, dichiara di saperne qualcosa, ma solo il 7% ammette di saperne molto (dato praticamente immutato in un anno, ndr). A fronte di questo riconoscimento di conoscenza superficiale, l’interesse a incrementarla si diffonde (dal 77% del 2024 all’81% del 2025), ma in modo davvero forte e reale solo per il 27% delle persone (23% nel 2024). Riassumendo, “il contesto in cui si inseriscono le percezioni degli italiani sull’IA conferma dunque tratti, sempre maggiori, di apertura, curiosità, razionalità, ma, tuttora, qualche scia di sospetto, inesperienza, emotività”, si spiega ancora all’interno del report.
I rischi dell’IA
A proposito, ma quali sarebbero i principali rischi in termini di privacy e sicurezza legati all’IA? “L’intelligenza artificiale è una grande opportunità, ma ogni rivoluzione porta anche nuove vulnerabilità. I rischi principali – spiega l’avvocato Alessandro Rubino, divulgatore specializzato in privacy e data protection e Presidente della associazione “Cybersecurity Sud Italia” – riguardano due aspetti: la protezione dei dati e la fiducia nella verità.
L’IA funziona grazie a enormi quantità di informazioni, spesso personali e sensibili. Se non ci sono regole chiare, rischiamo che questi dati vengano usati senza trasparenza, con conseguenze gravi per la privacy delle persone”. Dall’altro lato, “c’è il tema della manipolazione: sistemi di IA che possono essere attaccati, dati falsi che li alimentano, contenuti ingannevoli come i deepfake. Tutto questo – continua l’avvocato Rubino – può minare non solo la sicurezza individuale, ma anche la fiducia collettiva nelle istituzioni e nei mezzi di informazione. Per questo credo che l’IA vada governata, non subita”.
Il ruolo cruciale della legislazione
E in questo percorso la legislazione ha e avrà un ruolo cruciale, come confermato dall’avvocato Annalisa Nuzzi, componente dell’Osservatorio e Progetto di studio Blockchain, Intelligenza Artificiale e Nuove Tecnologie del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli: “La legge è essenziale per governare l’Intelligenza Artificiale, perché garantisce che l’innovazione proceda in modo etico, sicuro e trasparente. Le norme devono essere chiare, proteggere i diritti delle persone, limitare gli abusi e assicurare responsabilità nelle decisioni. Infatti, solo con regole solide possiamo sfruttare il potenziale dell’Intelligenza Artificiale senza compromettere la dignità umana e la fiducia nella tecnologia”.
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