Politica

Intervista a Sara Kelany sul caso Albania: “Da certi giudici scelte inspiegabili”

di Giuseppe Ariola -


L’ennesima sospensione al trattenimento dei migranti in Albania per decisione della magistratura incendia il dibattito politico e alimenta lo scontro istituzionale – già durissimo per questo ed altri motivi – tra la maggioranza e le toghe. Il governo però non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro ed è al lavoro per trovare una soluzione che ponga la parola fine a questo andirivieni tra le due coste dell’Adriatico. Ne abbiamo parlato con la deputata Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione di Fratelli d’Italia.

Ancora una volta i migranti trasferiti presso i centri in Albania in attesa di rimpatrio sono stati fatti rientrare in Italia. È evidente che c’è un corto circuito…
“Continuiamo a registrare la volontà di alcuni giudici di non applicare la normativa italiana sulle procedure accelerate di frontiera. La Corte d’appello, infatti, ha nuovamente rinviato la questione alla Corte di giustizia europea, senza pronunciarsi sulle posizioni dei singoli migranti, impedendo il rapido rimpatrio. Un’inspiegabile insistenza, soprattutto dopo le ordinanze della Corte di Cassazione dello scorso dicembre che avevano fissato dei principi ben precisi: Lo Stato individua i paesi sicuri e il magistrato valuta le singole posizioni”.

Il governo è intervenuto con misure ad hoc per blindare questo nuovo modello di gestione dei migranti in accordo con l’Albania. Possibile che nonostante ciò si sia sempre punto e a capo?
“Il governo è intervenuto inserendo nell’ordinamento, esattamente come prevede la normativa europea, la disciplina per rimpatriare rapidamente migranti irregolari provenienti dai paesi sicuri. La magistratura che si è trovata a decidere di questi casi invece ritiene di potersi arrogare il diritto di definire quali paesi siano sicuri e quali no. Lo ha fatto con ordinanze in cui ha espressamente definito l’Egitto ed il Bangladesh paesi non sicuri e lo ha fatto anche, come stavolta, rinviando la questione alla Corte di giustizia, congelando ogni provvedimento. E’ incredibile che si seguiti su questa strada folle che rischierebbe di mettere in stallo il sistema dei rimpatri accelerati in tutta la Ue”.

La Cassazione è intervenuta nel chiarire che la competenza nell’individuazione sui paesi sicuri spetta al governo. Eppure, i magistrati continuano a bloccare i rimpatri. Perché?
“Nessuna ordinanza di quelle che hanno riguardato i migranti trasferiti in Albania ha mai avuto ad oggetto la posizione dei singoli soggetti, ma solo e unicamente la definizione di paese sicuro. Sembra che si pensi non tanto ai diritti dei migranti, ma a stabilire il diritto dei giudici stessi alla definizione in via giurisprudenziale di questioni che sono invece di competenza dei governi. Ricordo poi che i migranti in questione erano tutti irregolari, non hanno fornito documenti, le loro richieste d’asilo sono state tutte rigettate per manifesta infondatezza e non ci si è interrogati se fossero o meno socialmente pericolosi”.

Spostando la competenza dalle sezioni immigrazione dei tribunali alle Corti d’appello si credeva il problema fosse stato risolto, ma non è così. Cosa è accaduto?
“La competenza alle Corti d’appello è stata spostata per motivi di migliore organizzazione delle corti, le sezioni specializzate in materia di immigrazione infatti sono titolari di numerose competenze e lo spostamento serviva a decongestionarle per avere una migliore e più rapida gestione dei fascicoli. Tuttavia, gli stessi giudici che erano applicati a quelle sezioni sono stati poi applicati alla Corte d’appello con un provvedimento del presidente della Corte stessa. Io credo che un giudice che abbia espresso convinzioni politiche in merito ad una determinata questione non possa poi emettere sentenze su quella stessa questione, cosa che invece sta continuamente accadendo su questa materia, sin dai tempi delle note sentenze della giudice Apostolico. Credo che quei giudici si sarebbero dovuti astenere dal decidere su casi concreti”.

C’è un problema di fonti del diritto visto che la questione viene puntualmente portata sul tavolo della Corte di giustizia europea?
“Il problema lo vedono i giudici che rimettono in batteria e con ordinanze fotocopia le questioni alla Corte di giustizia. Noi riteniamo di avere applicato integralmente la normativa europea in materia, che peraltro sta cambiando in senso sempre più conforme alle politiche migratorie poste in essere da Giorgia Meloni”.

Cosa è emerso sulla questione durante la direzione nazionale di Fratelli d’Italia?
“Un sentimento di stupore per delle prese di posizione, che anche alla luce di quanto ho raccontato sinora, appaiono inspiegabili se non alla luce di un preciso convincimento politico dell’organo giudicante”.

La premier Giorgia Meloni si è detta determinata ad andare avanti con i trasferimenti in Albania. Ci sa dire qualcosa di più su eventuali novità alle quali lavora il governo?
“L’intento del governo è quello di andare avanti con le politiche migratorie portate avanti sino a questo momento, che hanno portato ottimi risultati, come il calo del 56% degli sbarchi nel 2024, l’aumento del 18% dei rimpatri e il calo netto delle morti in mare. Proseguiremo su questa strada, confortati anche dal fatto che tutta Europa ci guarda come un modello, non solo i singoli stati membri hanno espresso approvazione, ma anche la Commissione europea è determinata a seguire la strada della esternalizzazione della gestione dei flussi migratori e della protezione delle frontiere”.


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