“Separazione delle carriere? Il giudice deve essere terzo”. Intervista a Tiziana Maiolo
“La separazione delle carriere e la riforma del Csm, sono la conseguenza logica della riforma del codice di procedura penale del 1989. Quando, con un ritardo enorme rispetto al resto del mondo occidentale, è stato introdotto in Italia il sistema accusatorio. Siamo arrivati al 2025. Oltretutto, dopo un passaggio intermedio: l’introduzione in Costituzione del principio della terzietà del giudice. E’ questo il succo della separazione delle carriere, il giudice deve essere terzo, deve essere un arbitro”. A parlare è Tiziana Maiolo, giornalista, deputata per tre legislature e oggi tra i fondatori del Comitato Lombardo per il Sì “Enzo Tortora”.
Per lei questa riforma è semplicemente la costituzionalizzazione di un dato di fatto, di una cosa che già esisteva. Ma allora perché tutto questo accanimento sul fronte del No?
“Il motivo principale è che i magistrati e i pubblici ministeri in particolare da Mani Pulite in avanti hanno acquisito un potere enorme. Un potere che neanche la politica ha mai avuto. Anche perché chi ha la possibilità di toglierti la libertà esercita un potere quasi pari a quello di chi può decidere della tua vita. chiaro che ha il potere quasi come quello di chi ha il potere di decidere della tua vita. E chi ha questo tipo di potere incute timore, se non terrore, in tutta la cittadinanza, politica compresa. La magistratura associata, che è un sindacato molto forte e importante, ha paura di perdere questo potere che esercita soprattutto sulla politica. E separando le carriere, togliendo il giudice dalla sudditanza del pm, questo potere viene ridimensionato. Oggi purtroppo il pm è il dominus del processo. Lui chiede e il giudice esegue. Basta vedere quello che sta succedendo nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano, dove c’è un giudice delle indagini preliminari che fino a oggi ha sempre dato ragione alle richieste del pm. Poi arrivano quelli del Riesame o della Cassazione e il quadro cambia”.
Perché i due Csm elettivi e l’Alta Corte disciplinare danno fastidio?
“Perché attraverso questi organismi i pm hanno potere anche di condizionamento, se non di ricatto, sui giudici. Ogni magistrato dà moltissima importanza alla propria carriera. Non dimentichiamo mai che sono funzionali dello Stato, sono burocrati. Per loro la carriera è fondamentale. E un qualunque pm infilato nel Csm, se si ricorda di un certo giudice che non gli ha accolto una richiesta, gli può stroncare la carriera. Così come Palamara ci ha insegnato”.
Il fronte del No alla separazione delle carriere vede la sinistra abbastanza compatta. Cosa ne pensa?
“La sinistra, in realtà, è in una sua parte, diciamo almeno al 50%, d’accordo sulla superazione delle carriere. Però loro stanno aggrappati alla toga dei magistrati come dei bambini attaccati alla gonna della mamma. Siccome nel 1992-1993 li hanno salvati si sono aggrappati alle toghe dei magistrati non le hanno mollate più. E adesso fanno la battaglia per il no. Sono degli ipocriti, lo fanno per motivi politici e anche perché devono sempre stare aggrappati alla magistratura. Ci sono i forcaioli e i finti forcaioli ipocriti”.
I casi di ingiusta detenzione impattano poco o nulla sui magistrati che se ne sono resi responsabili. Come è possibile?
“Il numero degli errori giudiziari ha una percentuale altissima di non avvio del procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati che hanno sbagliato. Da Tortora in avanti i magistrati non hanno pagato mai. Anzi fanno carriera tranquillamente. Questo sistema è semplicemente esercizio del potere di una casta molto burocratica e corporativa. Di recente il Dottor Davigo ha detto che lui non era d’accordo neanche sulla riforma del 1989, perché a lui piace il sistema inquisitorio. A lui piace l’inquisizione, che è quella dei paesi totalitari. Questo rispecchia molto la mentalità di gran parte della magistratura. Spero sempre che i più giovani siano un po’ meglio, che abbiano una cultura un pochino più evoluta, un pochino più moderna, perché tutti i paesi dell’Occidente hanno le carriere separate”.
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