Esteri

Iran, scontro con gli E3 e messaggio agli Usa. Il fuoco non si è spento

L'accordo trilaterale Azerbaigian-Armenia-Usa ha messo in allarme Teheran

di Ernesto Ferrante -


Francia, Germania e Regno Unito hanno comunicato alle Nazioni Unite di essere decisi ad azionare il meccanismo per il ripristino delle sanzioni contro l’Iran per il suo programma nucleare, se entro la fine di questo mese non si dovesse arrivare a una “soluzione negoziata”. L’agenzia Afp ha riferito di di un documento in cui i ministri degli Esteri dei tre Paesi sottolineano di aver “chiaramente indicato che se l’Iran non vorrà arrivare a una soluzione diplomatica entro la fine di agosto 2025 o non coglierà l’occasione di una proroga”, sono “pronti a far scattare il meccanismo” di “snapback” che consente di ripristinare l’insieme delle sanzioni internazionali contro la Repubblica Islamica.

E3 contro l’Iran

Nel testo inviato al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e al Consiglio di Sicurezza Onu, i ministri Jean-Noël Barrot, Johann Wadephul e David Lammy hanno affermato in ogni caso di essere “assolutamente impegnati a favore di una soluzione diplomatica della crisi provocata dal programma nucleare iraniano” e che “proseguiranno gli scambi gli scambi per arrivare a una soluzione negoziata”.

In questi mesi, non si sono registrati sviluppi nei colloqui tra Teheran e Washington da una parte, e nei negoziati con gli E3 dall’altra, e il mese scorso il capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi, ha fatto presente all’Onu che i tre Stati europei non erano legittimati a muoversi per il varo di provvedimenti sanzionatori. Tesi smentita dai capi delle rispettive diplomazie, convinti che la firma del Jcpoa nel 2015, li renda “chiaramente e inequivocabilmente giustificati dal punto di vista legale a utilizzare le disposizioni della Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza Onu”.

L’affondo del ministro iraniano Araghchi

“È tempo che le sanzioni disumane imposte dagli Usa e dai loro complici vengano riconosciute come crimini contro l’umanità”, ha scritto su ‘X’ il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, dopo aver appreso le intenzioni di Parigi, Berlino e Londra.

“I regimi occidentali hanno a lungo sostenuto che le sanzioni siano un’alternativa alla guerra senza spargimenti di sangue”, ha spiegato Araghchi nel post in cui cita The Lancet e “un nuovo studio” secondo cui – ha osservato ancora il ministro – “le sanzioni unilaterali, in particolare da parte degli Stati Uniti, potrebbero essere letali quanto una guerra”.

I rischi dell’accordo Azerbaigian-Armenia

Il fuoco continua ad ardere sotto la cenere. La recente firma di un accordo trilaterale tra Azerbaigian, Armenia e Stati Uniti per la risoluzione pacifica del conflitto e la creazione di un corridoio di trasporto, denominato “Trump Route for International Peace and Prosperity”, non riguarda solo il Caucaso meridionale. Per gli iraniani è un’operazione di “soft power” voluta dal presidente statunitense Donald Trump per assicurarsi posizioni di vantaggio nella regione.

La centralità del corridoio che collegherà il territorio azero all’exclave di Nakhchivan, attraversando la regione armena di Syunik, ha messo in allarme le autorità iraniane. Non si tratta infatti di una semplice infrastruttura logistica, ma di una leva geopolitica tutt’altro che ininfluente.

L’Egitto vuole ricucire lo strappo tra l’Iran e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Stando a quanto riportato dai media locali, il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha avuto due colloqui separati con il suo omologo iraniano, Abbas Araghchi, e con il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi.


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