L’INGRANDIMENTO – Tra dieci anni l’Italia perderà 2,5 milioni di occupati
Tra dieci anni l’Italia perderà ben 2,5 milioni di lavoratori o, per dirla ancora meglio dal momento che una differenza, per quanto lieve c’è, rischia di bruciare un esercito di milioni di occupati. Il report del Cnel sul futuro economico e produttivo del Paese non lascia spazio a dubbi. La denatalità, l’inverno demografico, rischia di abbattersi con forza devastante sul tessuto produttivo, economico e quindi sociale, dell’Italia. Ma non basta perché il destino di un’intera generazione rischia di bruciarsi. Sembra una barzelletta, purtroppo potrebbe essere la realtà. Gli attuali under 35, in un Paese che presenta il più ampio divario intergenerazionale nell’ambito dell’occupazione, “si troverebbero ad essere giovani, cioè entranti nella vita attiva nella fase in cui la forza lavoro maggiormente si sbilancia verso i lavoratori maturi, e ad essere adulti quindi al centro della vita attiva nella fase in cui la forza lavoro complessiva si riduce a fronte di un accentuato aumento della popolazione anziana, con lo spostamento in pensione delle generazioni demograficamente consistenti rappresentate dagli attuali over 55”. La tempesta perfetta. Allo stato attuale, secondo i dati Eurostat citati dal Cnel, la fascia d’età 25-34 anni conta un milione di occupati in meno rispetto ai seniores tra i 55 e i 64 anni. Uno scarto che, in termini percentuali, è pari al 20%. Nessuno come noi in Europa: in Germania vige un divario del 10% mentre in Spagna c’è perfetto equilibrio. In Francia, invece, la situazione si ribalta completamente: il 20% in più “appartiene” alla fascia più giovane. La conseguenza è presto tratta: senza lavoro, non nascono bambini: il cortocircuito si autoalimenta. E in Italia di occupati non se ne troveranno più.
Torna alle notizie in home