Politica

“Je suis Renzon” che frega Calenda e copia da Macron

di Eleonora Ciaffoloni -

MATTEO RENZI ITALIA VIVA


Matteo Renzi chiude con Carlo Calenda e apre le porte di Italia Viva. L’ex premier allarga i confini del partito per far entrare tutti coloro che “non si riconoscono” in un qualche leader (“melonismo”, “contismo” o “schleinismo”, dice) o in un qualche partito, apre a tutti quelli che si sentono scontenti, ma anche a quelli che non vogliono arrendersi. Una strategia che sembra confermarsi vincente: non solo per la rinnovata indipendenza rispetto al Terzo Polo che fa riprendere estro al gruppo, ma anche per l’emancipazione dalla creatura di Calenda, Azione, che si trasforma in un porto da cui gli scontenti partono in direzione Italia Viva. Dopo i due addii dei segretari regionali di Azione Niccolò Carretta della Lombardia e Giulia Pigoni dell’Emilia-Romagna, ieri Calenda si è visto soffiare un altro elemento. Difatti, nella conferenza stampa di ieri a Roma, Matteo Renzi ha presentato l’ennesimo nuovo acquisto (insieme alla stessa Giulia Pigoni) dalle frange del partito dell’ormai ex alleato. Si tratta di Naike Gruppioni, deputata di Azione cha ha dato il suo addio con una lettera ai militanti: “fin dal primo giorno c’è stato il progetto unitario del Terzo Polo” spiega Gruppioni, “Credo ancora in quel progetto, non sono io che mi sono spostata”. Non spostata, quindi, ma rimasta nell’area di chi raccoglie al meglio le sensibilità riformiste e, a quanto pare, quel partito non è più Azione. A prenderla non proprio bene è stato lo stesso Carlo Calenda che a margine della presentazione ha reagito con qualche borbottio: “Abbiamo appreso di questo ’scippo’ — dichiara il leader di Azione —. Faccio i migliori auguri a Naike. Ogni scelta è legittima e rispettabile. Mi permetto solo di notare che, per rispetto alla comunità che l’ha eletta sei mesi fa quasi senza conoscerla, una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante”.
Ma si tratta di una fase di riequilibrio di quello che era il Terzo Polo, spiegata bene dallo stesso Renzi: “Italia Viva sta accogliendo tante persone. Siamo in una fase attrattiva, mentre in Azione è in corso un momento di riflessione, che rispettiamo”. Ma, ribadisce il leader Iv “vogliamo metterci a disposizione, per proseguire la discussione comune. Per noi il progetto è più importante di tutto. Evitiamo di perdere tempo, c’è uno spazio politico grande, costruiamolo insieme”. Apertura, ancora, verso un centro per cui Renzi sarebbe pronto anche a fare un passo indietro “lo faccio volentieri, a condizione che si porti avanti il progetto”, dice.

Un passo indietro per il centro, ma un passo avanti verso Giorgia Meloni, anzi. Diciamo quasi una doppia apertura: quella verso l’interno, a calamita per attrarre i nuovi affiliati, e quella verso l’esterno, verso sì un centro ampio, ma anche verso la compagine governativa, perché, dice Renzi, “noi non faremo ciò che ha fatto lei a noi”. Matteo Renzi parla di riforme: non è difficile ricordare, tra gli altri, quelle da lui tentate (il “noto referendum” cita in conferenza stampa). Niente ostruzionismo, quindi, ma un approccio di avvicinamento perché dice Renzi: “Io sono tra i pochi che al disegno delle riforme ci crede davvero”. Ci crede per davvero e difende la premier respingendo le accuse delle opposizioni che vedono le riforme come una scusa per girare attorno ai “grandi temi” che non si vogliono affrontare. “Credo sia animata davvero da una sincera esigenza: mi piace dare fiducia alla Presidente del Consiglio, non in Aula – precisa – ma sulle riforme che vuole mettere in campo mi piace sperare che ce la faccia”. Così Italia Viva tende la mano: non voteranno contro le riforme “come hanno fatto loro”. Anzi, Renzi si avvicina anche all’idea della riforma presidenziale tanto agognata dalla maggioranza. “Se c’è un sistema dove si va all’elezione diretta questo aiuta” dice l’ex premier, che spiega: “La nostra ambizione è macroniana: Macron ha vinto due volte dal centro in una competizione con il ballottaggio. Noi siamo pronti a quel tipo di schema mentale”. Un centro che guarda al futuro, forse più verso destra che verso sinistra e che abbraccia da un lato Renew Europe e dall’altro il riformismo meloniano. Il Terzo Polo adesso non c’è più, ma il progetto “centro” è vivo e vegeto e, soprattutto, aperto.

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