Juve, la manita dei City e la crisi del calcio italiano
Haaland e compagni vincono 5-2 contro i bianconeri al Mondiale per club
epa12199795 Jeremy Doku of Manchester City (L) and Alberto Costa of Juventus in action during the FIFA Club World Cup 2025 match between Juventus and Manchester City in Orlando, Florida, USA, 26 June 2025. EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH
Una manita in faccia: il City travolge la Juve e costringe il calcio italiano a fare, per l’ennesima volta, i conti con se stesso. Proclami, piccole vittorie, scuse, paragoni fin troppo ingombranti non bastano più: le chiacchiere non vincono e la mentalità, nel pallone italiano, si fa sempre più piccola, inaccettabile, modesta. Fin troppo modesta. Come, se non peggio, il calcio che le italiane esprimono in giro per l’Europa e, in questo caso, per il mondo.
Manita, Juve tutto da rifare
La storia recente dei bianconeri è così: un continuo esaltarsi, a forza, per poi deprimersi. Come uno sfogo di rabbia lungamente repressa. Accontentarsi di qualche piccolo successo, di qualcosa che in altri tempi sarebbe stato il minimo sindacale e sbolognato alla pubblica opinione per chissà qualche successo. Pensare in piccolo, per poi ritrovarsi a gioire di successi inaspettati. In ossequio a questa nouvelle vague del pensiero calcistico italiano è accaduto che pure Tudor, per aver detto una delle solite banalità pre-gara da allenatore (cioè “Vinciamo”) sia passato per eretico al cospetto di Guardiola e del suo City. Come ha osato? Ecco, quelli si sono arrabbiati e hanno gonfiato di gol la porta bianconera. No, non è andata proprio così. Il 5-2 con cui Haaland e compagni hanno ridimensionato Yildiz e soci è l’esatta dimensione del calcio italiano oggi e fa scopa con il 5-0 patito dall’Inter in finale di Champions contro il Psg. Prima della Juve, un’altra manita.
Il calcio italiano all’anno zero
Esaltarsi per la vittoria interista sul River Plate, unica sudamericana davvero deludente al Mondiale per Club per poi svegliarsi di fronte alla realtà della netta superiorità del City sulla Juventus. Le parole, le chiacchiere (anche queste, per carità), stanno a zero. L’Italia del pallone confina la crisi alla sua nazionale ma le crepe sono profonde e Coverciano è solo l’ultimo ganglio, quello finale della crisi. Semmai ne sancisce l’irreversibilità. Vero è che non si può sempre vincere, per carità. Ma altrettanto vero è comprendere che le fatalità sono una cosa, i problemi ne sono un’altra. La Nazionale rischia la terza qualificazione ai mondiali di fila, le italiane, fuori dalla A, non alzano trofei degni di nota ma festeggiano piazzamenti come se si trattasse di chissà quali risultati. Perché se si è accettata la subalternità nei confronti degli altri campionati, a cominciare dalla Premier, poi non è che si possa ambire a chissà che…
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