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Klaus Davi: “Con i volti di sinistra Mediaset farà centro”

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

“L’operazione Berlinguer è un’operazione anche politica. Il centrosinistra in Mediaset troverà un terreno ancora più fertile. Le sue reti non potranno essere più accusate con gli schemi di una volta”. A dirlo Klaus Davi, noto opinionista televisivo e tra i più esperti massmediologi italiani.

Come cambia la televisione col governo Meloni?

L’aspetto satira, facendo il paragone con i vari governi Berlusconi, mi sembra abbia fallito. Meloni non si presta come obiettivo da denigrare. Crozza e tutti gli altri, pur facendo tv di qualità, devono confrontarsi con una donna che, se la rendi più popolare, più borgatara, la fortifichi e non la indebolisci.

Rispetto ai talk, alla narrazione, invece, possiamo parlare di svolta?

Rispetto a Berlusconi, c’è molto meno manicheismo. Pur essendoci sempre i favorevoli e contrari al governo, essendo i programmi abituati a polarizzare, Meloni è più defilata, si presta meno al gioco. A parte delle uscite passionali in conferenza stampa, resta sempre al suo posto. Basta notare la sua assenza al dibattito su Daniela Santanché. Vedo molta continuità con Draghi.

Importanti cambiamenti, intanto, riguardano Mediaset. Gli arrivi di Berlinguer e Merlino valgono più di mille parole…

Mediaset, da anni, ha preso una strada. Pier Silvio Berlusconi ha voluto puntare su una narrazione più giornalistica. Vuole consolidare una scelta risultata vincente su Rete 4, dove c’è stata una grande trasformazione.

Perché?

Le sue reti sono già coperte sull’intrattenimento. Scotti, Pio e Amedeo, Zalone sono fuoriclasse assoluti. Hanno, poi, De Filippi, che pur facendo un genere diverso, rientra in questa categoria. Occorre, invece, potenziare altri campi, come quello dell’informazione, dove però da anni si stanno raggiungendo risultati degni di nota.

L’obiettivo di queste operazioni è conquistare fette di pubblico diverse?

Con Myrta Merlino prendi un pubblico di La 7, più trasversale e politicamente vicino alle istanze dei 5 Stelle e del Pd. Berlinguer, poi, va a pescare, a piene mani, nel target del centrosinistra, anche se Bianca, da tempo, dialogava col centrodestra. Corona è l’espressione di un Nord arcaico, genuino, di buon senso, delle montagne, mentre Orsini è un simbolo dell’antisistema.

Rispetto a questo grande cambiamento, esiste anche una logica politica?

Mediaset ha sempre dialogato con la sinistra. Ne sono la prova Michele Santoro, Gerardo Greco e Veronica Gentili. Il presidente Berlusconi diceva sempre: “Dobbiamo rappresentare tutto il Paese”. La scelta di Berlinguer è altamente simbolica. Avrà delle conseguenze sul piano della narrazione. Non si potranno più accusare le reti di Pier Silvio con gli schemi di una volta. La sua è una svolta epocale, una grande operazione. Mediaset che prende come personaggio di punta la figlia di Berlinguer è un messaggio internazionale. Non mancano, d’altronde, ambizioni in tal senso. Non a caso le azioni del gruppo in questi ultimi giorni sono andate molto bene. Bianca porta con sé un mondo. Il centrosinistra troverà un terreno ancora più fertile. Si è voluto dire noi siamo la tv che va dal dialogo con la premier Meloni fino ai progressisti.

Come commenta, invece, le ultime uscite dalla Rai?

Sono casi diversi. Annunziata, come lei stessa ha ammesso, ha fatto una scelta politica. Ha parlato più da ex presidente che da conduttrice. Non è, infatti, uscita con un’alternativa professionale. Si parla, al contrario, di una candidatura, pur mancando un anno dalle europee. L’uscita di Fazio, invece, è chiaramente di mercato. Gli hanno offerto un’opportunità migliore. Non a caso la sinistra ha subito abbandonato quella narrazione. Si entrava, poi, nel tema soldi, compensi. Nel momento in cui un terzo del Paese è povero, non è vincente per i progressisti sposare quella causa. Anche Gramellini, infine, ha fatto una legittima scelta di mercato.

Giletti, al contrario, torna alla vecchia casa…

Non ci sono ancora ufficialità. Non è stato annunciato sui palinsesti. L’unica certezza è che un privato, come La 7, ha fatto una scelta brusca, ma legittima. Detto ciò, Giletti in Rai lo vedo bene. Può ricoprire un ambito che si è impoverito.

Farà più inchiesta o intrattenimento?

Si parla di infotainment. È la sua specialità. Basti pensare alle indimenticabili prime serate. Ho fatto con lui “L’Arena” per dodici anni ed eravamo sul 20-24 di share. È un animale da tv che torna a casa. Si distinguerà per un taglio pop che gli riconsentirà di fare grandi numeri. A differenza di altri, ha un pubblico molto consolidato.


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