La Cina si sta preparando ad attaccare Taiwan?
Nuove infrastrutture, manovre rafforzate e meno distanza. Pechino sembra voler stringere i tempi
La Cina starebbe procedendo alla costruzione su larga scala di infrastrutture lungo la sua costa orientale, compresi siti per aerei e navi, che mostrano la sua crescente prontezza per un potenziale conflitto con Taiwan. A scriverlo è il Wall Street Journal, che ha pubblicato immagini satellitari a supporto della sua ricostruzione.
Le manovre in atto
Già da qualche mese, analisti militari statunitensi e taiwanesi stanno sottolineando la crescente “prontezza” di Pechino. L’aeronautica cinese ha ampliato il suo raggio di combattimento con nuovi jet come il J-10, il J-16 e il J-20, che possono raggiungere Taipei dalle basi all’interno del territorio cinese senza la necessità di fare rifornimento, come ha spiegato un funzionario della difesa di Taiwan al Financial Times.
Gli aerei militari cinesi ora entrano nella “zona di identificazione” della difesa aerea di Taiwan (ADIZ) più di 245 volte al mese, rispetto a meno di 10 volte al mese di cinque anni fa, secondo il Ministero della Difesa Nazionale dell’isola. La linea mediana dello Stretto di Taiwan è attraversata circa 120 volte al mese.
A livello navale, un funzionario statunitense ha evidenziato che la marina e la guardia costiera cinesi mantengono una presenza quasi costante di circa una dozzina di navi vicino a Taiwan. Con l’accesso ai porti vicini e grazie alle nuove infrastrutture citate dal Wsj, le imbarcazioni cinesi potrebbero “mettersi in una posizione di blocco nel giro di poche ore”.
Meno distanza, più prontezza per cingere d’assedio Taiwan
Il dispiegamento in avanti delle navi consente un coordinamento più rapido degli attacchi aerei. Anche le forze di terra del gigante asiatico hanno subito cambiamenti chiave. Il leader cinese Xi Jinping ha riorganizzato le grandi unità dell’esercito in unità più piccole, tra cui sei brigate anfibie lungo la costa sud-orientale.
Secondo un esperto militare, queste unità anfibie ora operano in modo più indipendente, supportate da attrezzature di trasporto, sistemi di ricognizione e armi moderne. Tra gli armamenti a loro disposizione c’è il lanciarazzi multiplo PCH-191, con una gittata di 300 chilometri, sufficiente per colpire bersagli a Taiwan. Il sistema può essere ricaricato rapidamente ed è più difficile da rilevare grazie alla sua piattaforma montata su camion.
Taiwan non sta a guardare. La leadership dell’isola ribelle vede nei droni di produzione nazionale un elemento nevralgico della sua strategia difensiva, anche se diversi esperti militari hanno fatto notare che da soli “non sarebbero sufficienti a respingere la flotta d’invasione cinese”.
Duro scambio d’accuse tra le parti
La tensione tra le parti è molto alta in questi giorni. La Cina ha risposto duramente alle parole del presidente taiwanese Lai Ching-te sulla commemorazione dell’80° anniversario della vittoria sul Giappone. Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato, ha accusato Lai di “tradire la nazione, oltraggiare i martiri e incitare alla divisione”, sostenendo che le sue dichiarazioni “mostrano il volto delle forze separatiste pro-indipendenza”. Chen ha ricordato che il 3 settembre “rappresenta un motivo di orgoglio per tutti i cinesi” e ha avvertito che “qualsiasi tentativo di separare Taiwan dalla Cina è destinato al fallimento”.
Lai, durante una cerimonia al Santuario Nazionale dei Martiri Rivoluzionari di Taipei, aveva affermato senza citare direttamente Pechino o Xi Jinping: “Il popolo di Taiwan ama la pace e Taiwan non commemora la pace con le armi”.
Torna alle notizie in home