La fiducia delle imprese piemontesi. Ma pesa la frenata dell’export
È stabile il clima di fiducia delle imprese piemontesi: dopo il rallentamento registrato a giugno, in autunno le imprese piemontesi hanno evidenziato attese in linea con quelle della scorsa rilevazione, dimostrando una buona solidità e capacità di tenuta nonostante il perdurare della crisi in alcuni settori chiave, come il tessile e il metalmeccanico, e un rallentamento delle esportazioni verso i mercati tradizionali. È quanto emerge dall’immagine congiunturale realizzata a settembre dal Centro Studi dell’Unione Industriale di Torino su un campione di oltre 1200 aziende del sistema confindustriale piemontese.
“Il quadro geopolitico influenza indiscutibilmente le previsioni delle nostre imprese, che comunque non rallentano la presa – commenta Andrea Amalberto, Presidente di Confindustria Piemonte – e prevedono un indice di utilizzo impianti elevato grazie a nuovi investimenti e occupazione stabili. Si tratta di uno sforzo che, in vista della scadenza di fine anno dei piani industria 4.0 e industria 5.0, deve trovare un accompagnamento concreto. Il cammino della Legge di Bilancio è avviato e, come ha detto il Presidente Orsini, il governo deve credere nelle imprese e nell’industria. Da parte nostra continueremo a cercare nuovi mercati, oltre a quelli storici, ben sapendo che Europa e Stati Uniti sono i partner con cui progettiamo partnership di sviluppo, mettendo tecnologia, innovazione e sostenibilità al centro”.
A livello regionale, dalle imprese arrivano dati sull’occupazione incoraggianti: saldo ottimisti-pessimisti al 6,1%, e per la produzione +1,1%. Negativi i consultivi: per ordini -1,4%, export -6% e redditività- 5,4%. Varia poco la propensione a investire, che interessa il 74% delle rispondenti, mentre il 23,5% delle imprese ha programmato l’acquisto di nuovi impianti, dato in calo di due punti rispetto a giugno. L’indice di utilizzo di impianti e risorse rimane stabile al 67%, mentre aumenta il ricorso alla CIG attivata dall’11,2% dei partecipanti all’indagine, percentuale che cresce nel manifatturiero, dove raggiunge il 15,3%.
Tornando ai dati complessivi, si conferma ancora una volta che sono la sintesi di andamenti settoriali differenziati, infatti il manifatturiero rappresenta circa i 2/3 del campione, e registra ancora saldi con segno meno per tutti gli indicatori: produzione, nuovi ordini, redditività ed export. A soffrire è soprattutto il reparto metalmeccanico, dove il saldo fra ottimisti e pessimisti, e la produzione, sono in negativo da nove trimestri, pari a – 10,9%, soprattutto l’automotive e la metallurgia. Negative le attese anche per il tessile, l’abbigliamento (-10%), gomma e plastica (-4,9%), manifatture varie (-15,7%). Positive le attese per il settore cartiario grafico (+24,1%), alimentare ( +7,9), e edile e impiantistico (+1,3 e +18,2% rispettivamente)
Focalizzandosi su Torino, il clima di fiducia è ancora prevalentemente positivo, con indicatori sopra lo zero per produzione, 6,1% invariato da giugno, ordini +5,6% e occupazione (8,4%) leggermente in calo. Nella manifattura il saldo ottimisti/pessimisti torna negativo, attestandosi al -3,2% da un +5,5% di giugno. Cala la propensione a investire in nuovi impianti. Stabile il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’11,4% delle imprese (in aumento di 0,3 punti) . Sale l’utilizzo di impianti e risorse, che rimane sui valori medi del lungo periodo. Nel capoluogo si registrano attese negative nel settore esportazioni (-2,9%).
Mara Martellotta ilTorinese.it
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