La fuga infinita dei nostri figli
Origine e sviluppo di un fenomeno che ci ha fatto perdere 134 miliardi di euro: l'estero per i giovani è meglio dell'Italia
La “fuga dei cervelli” in Italia non è solo un’etichetta giornalistica: rappresenta un fenomeno concreto, misurabile e con impatti profondi sulla società e sull’economia. Negli ultimi dieci anni, secondo un rapporto Istat presentato otto mesi fa, 132mila giovani laureati italiani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato il Paese, e solo in 45mila sono rientrati, con una perdita netta di oltre 87mila italiani, partiti e mai più tornati. In un arco temporale più ampio (tra il 2011 e il 2023), circa 550mila giovani tra i 18 e i 34 anni sono emigrati, metà dei quali laureati.
La fuga: all’estero migliori prospettive di carriera
Origine e sviluppo del trend, motivi molteplici e intrecciati. Molti giovani sono attratti da economie più dinamiche e settori professionali in crescita all’estero ove rilevano migliori prospettive di carriera e una qualità della vita superiore. L’Italia continua ad investire poco in ricerca e sviluppo rispetto ad altri Paesi avanzati, offrendo poche opportunità a chi ha competenze scientifiche o tecnologiche. Il sistema lavorativo italiano è poi sempre più percepito come poco meritocratico, mentre l’eccessiva burocrazia e la precarietà dei contratti di lavoro scoraggiano il ritorno o la permanenza in Italia.
Un fenomeno che negli ultimi decenni ha subito un’accelerazione ma pure una trasformazione, con un picco dopo il 2010 anche a causa di fattori esterni come la Brexit, che ha reso per esempio il Regno Unito una delle principali mete per i giovani italiani istruiti, nonostante un elevato costo della vita. Negli anni, poi, la “fuga” da emigrazione prevalente di ricercatori e accademici è diventata un esodo che coinvolge anche giovani laureati in discipline non strettamente scientifiche o tecnologiche, una platea più ampia di giovani qualificati, spinti non solo dalla ricerca di migliori condizioni economiche, ma anche da una più generale insoddisfazione verso il sistema Paese.
Il costo della fuga: 134 miliardi
Una perdita significativa di capitale umano, un costo economico stimato in 134 miliardi di euro negli ultimi tredici anni, un impoverimento del tessuto sociale e culturale, soprattutto al Sud. Come nel film d’animazione di 25 anni fa, giovani che, come galline, cercano un’altra vita brandendo valigia e passaporto.
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