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La verità sulla strage di Bologna, Mattarella: “Attentato neofascista”

di Domenico Pecile -


La verità sulla strage di Bologna, Mattarella: “Sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi”. Meloni: “Desecretare gli atti, verità sulle stragi che hanno segnato l’Italia”.

La bomba scoppiò alle 10.25. Morirono 85 persone, mentre altre 200 rimasero Ferite. La strage di Bologna, è uno dei capitoli più bui della storia della repubblica, una delle tante ferite aperte degli anni dello stragismo e del terrorismo finita – come troppo spesso è accaduto – nel porto delle nebbie. Inchieste, processi e condanne non hanno infatti ancora chiarito chi furono i mandanti. Proprio per questo ieri, 43 anni dopo, dopo la cerimonia a palazzo D’Accursio che ha preceduto il corteo alla presenza anche del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, il presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi, ha ammonito il governo a dire “parole chiare” e definitive su mandanti ed esecutori della strage.

Strage di Bologna, Mattarella: “Matrice neofascista accertata”

E la prima risposta è arrivata dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Che senza indugio alcuno ha detto, tra le altre cose, che “la matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparti dello Stato”. Proprio per questo, accogliendo ancora l’invito dei parenti delle vittime (“siamo con loro, con le vite innocenti che la barbarie del terrorismo ha voluto spezzare con violenza cieca”), Mattarella ha aggiunto che la ricerca della verità completa è “un dovere che non si estingue, a prescindere dal tempo trascorso. È in gioco la credibilità delle istituzioni democratiche”. Il presidente della Repubblica ha voluto anche ricordare come “l’Italia ha saputo respingere gli eversori assassini, i loro complici, i cinici registi occulti che coltivavano il disegno di far crescere tensione paura. È servita la mobilitazione dell’opinione pubblica. È servito l’impegno delle istituzioni”. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ammesso la matrice neofascista della strage con una dichiarazione molto simile a quella del presidente Mattarella, affermando che “è necessario rimuovere ogni ombra, ogni dubbio, ogni interrogativo ancora aperto. Tuttavia, va ricordata doverosamente la definitiva verità giudiziaria che ha attribuito alla matrice neofascista la responsabilità di questa strage”. Di tutt’altro tenore la dichiarazione del premier Giorgia Meloni che invece ha parlato genericamente di terrorismo, senza alcun riferimento alla matrice neofascista.

L’attacco delle opposizioni alla Premier

Le sue dichiarazioni hanno immediatamente incendiato le opposizioni. Il membro della direzione nazionale Pd, Marco Furfaro, si è soffermato sulle parole non dette. “Non pronuncia mai la parola neofascista, cioè la matrice accertata dalla strage. Perché? Che problemi con la storia della nostra Paese?” si è chiesto. Meloni nel suo intervento ha affermato che il 2 agosto 1980 il terrorismo ha sferrato all’Italia e al suo popolo uno dei suoi colpi più feroci. Sono trascorsi 43 anni, ma, nel cuore e nella coscienza della nazione, risuona ancora con tutta la sua forza la violenza di quella terribile esplosione, che disintegrò la stazione di Bologna e uccise 85 persone e ne ferì oltre 200”. Da qui, il suo primo pensiero è stato per i famigliari. “A loro – ha aggiunto – va la vicinanza, affetto, ma anche il più sentito ringraziamento per la tenacia e la determinazione che hanno messo al servizio della ricerca della verità, anche attraverso le associazioni che li rappresentano, in costante contatto con la presidenza del Consiglio”. Poi, è arrivato l’annuncio del premier. “Giungere alla verità sulle stragi che hanno segnato l’Italia nel dopoguerra – ha affermato – passa anche nel mettere a disposizione della ricerca storica il più ampio patrimonio documentale e informativo. Questo Governo, fin da suo insediamento, ha accelerato e velocizzato il versamento degli atti declassificati all’Archivio centrale dello Stato e li ha resi più facilmente consultabili, completando quella desecretazione che era stata avviata dai Governi precedenti”. Per le opposizioni si tratta di parole che lascerebbero intravedere la volontà di questo Governo di imboccare la strada del revisionismo storico. Il presidente dell’Associazione parenti delle vittime, aveva sottolineato che “a chi ci chiede come abbiamo fatto a non intraprendere la via della vendetta, rispondiamo che se avessimo imboccato la via del rancore e dell’odio avremmo perso in partenza”. Dura nei confronti del premier anche la segretaria del Pd, Elly Schlein che ha definito “intollerabili i tentativi di riscrivere la storia”. “Siamo qui accanto ai familiari – ha detto – per ribadire che non accettiamo alcun tentativo di depistaggio ulteriore. Le evidenze processuali già chiariscono che questa è stata una strage di matrice neofascista e anche con un intento eversivo”. Per la Schlein c’è un diritto alla verità che non appartiene soltanto, anche se per primi, ai familiari delle vittime, ma appartiene alla nostra repubblica, a tutta la cittadinanza. Samo ancora qui a manifestare tutto il nostro impegno in questa direzione”. Quella che invoca “giustizia e libertà”.


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