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Attualità

L’Apocalisse dell’intelligenza artificiale è rinviata (per ora)

Nvidia continua a macinare record: gli utili volano e l'incubo bolla si allontana

di Giovanni Vasso -


Nvidia non trema, l’Apocalisse (dell’intelligenza artificiale) può aspettare. Almeno per ora, almeno per un (altro) po’. La terza trimestrale del colosso dei chip era attesa, dalle Borse e dagli analisti di tutto il mondo, come un oracolo. Che sarebbe stato veritiero. Già da tempo, un bel po’, circola questa idea per cui l’Ai sia, in buona sostanza, poco più che una bolla. Almeno rispetto alle ingenti vagonate di miliardi di dollari che, in ogni parte del globo, vengono investite sull’ultima frontiera dell’innovazione digitale.

Rinviata l’Apocalisse dell’intelligenza artificiale

Eccole, le cifre snocciolate da Jensen Huang e dai suoi contabili: il fatturato è salito, nel terzo trimestre, del 62% sfondando quota 57 miliardi di dollari. Gli utili fanno un salto altrettanto importante e sfiorano i 32 miliardi mettendo a referto un aumento percentuale del 65% su base annua. Il margine lordo ipotizzato in casa Nvidia oscilla tra il 74,8% e il 75% a gennaio prossimo. Non andava così bene da cinque anni.

Ma lo scetticismo resta

Alla faccia di quei gufacci dei fondi speculativi. Quelli, per capirsi, che avevano iniziato a sfilarsi dalle aziende più esposte sul fronte Ai. E in saccoccia anche a qualche pezzo (davvero) grosso della Silicon Valley. Come l’ex socio di Elon Musk, Peter Thiel, che aveva ceduto azioni proprio di Nvidia per un valore di cento milioni di dollari. Alimentando, così, la narrazione di un’apocalisse dell’intelligenza artificiale pronta a sconvolgere i mercati di tutto il mondo. Parole e analisi che le Borse, dall’Asia all’Europa, avevano e hanno preso sul serio. I ribassi, da Tokyo a Milano, sono stati decisi e simili, per certi versi, a quelli che si registravano nei mesi scorsi con i dazi di Trump. Ora, tornato l’ottimismo e dissipate le paure (almeno per un po’), si è tornato in territorio positivo un po’ ovunque.

“Non si salva nessuno”

La questione, chiaramente, non impatta solo l’universo Ai. Ma interessa tutti i piani previsti per la digitalizzazione globale. Il Ceo di Alphabet, Sundar Pichai, lo aveva spiegato che più chiaro non si può: se scoppia la bolla, ci facciamo male tutti. Grandi multinazionali, piccole imprese. Tutti sarebbero stati travolti dall’apocalisse dell’intelligenza artificiale. Aziende digitali ma pure di altri comparti. Data center, appunto. Che poi è la trasposizione, in termini concreti e reali, tangibili, della rivoluzione digitale. E che impatta su diversi settori. A cominciare, per dire, dall’energia. Non è mica un mistero, difatti, che per mettere su infrastrutture digitali ci sia bisogno, innanzitutto, di corrente elettrica. Che, come ormai sembra assodato, stanno spingendo il mondo tech a investire forte su ogni fonte che sia affidabile, a cominciare dal nucleare. C’è, poi, la più prosaica questione cinese. L’intelligenza artificiale è una corsa. Gli Usa hanno una Ferrari, i cinesi hanno bisogno di comprare da loro i pezzi giusti per tentare di competere. Il fatto che Pechino non sia riuscita (ancora) a farsi da sé i chip né a immetterli sul mercato, come fatto in Europa per le auto, garantisce agli americani, e segnatamente a Nvidia, di mantenere un primato solido e molto remunerativo. In termini economici, certo. Ma pure geopolitici.

L’impatto dell’Ai interessa tutti, pure la previdenza sociale

Restano aperte, chiaramente, le questioni caldissime. Il nostro mondo sarà pieno di data center ma spopolato di lavoratori. E persino l’Inps è arrivata a interrogarsi. Il modello contributivo, e più in generale il sistema pensionistico come lo conosciamo oggi, rischia uno scossone. Per questo, la dg Inps Valeria Vittimberga aveva ammesso, davanti alla platea di un convegno sull’intelligenza artificiale organizzato dalla Dguv, la German Social Accident Insurance, che “l’impatto dell’Ai sul lavoro” inciderà “inevitabilmente sui sistemi previdenziali”. E, pertanto, aveva chiamato l’Europa a una presa di coscienza: “Servono analisi comuni e strategie coordinate. La costruzione di un ecosistema europeo basato sull’intelligenza artificiale richiede collaborazione stabile, condivisione di standard e reciproca fiducia istituzionale”. E infine: “Ora è il momento di considerare anche gli impatti economici e sociali dell’innovazione, un quadro regolatorio moderno, chiaro e condiviso può sostenere sia la competitività delle amministrazioni sia la protezione dei cittadini, rafforzando la fiducia nei sistemi di welfare e nel loro ruolo futuro”.


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