Attualità

L’appello di pace del Papa ai giovani russi: il silenzio dell’Occidente

di Eleonora Ciaffoloni -


La pace è la priorità per Papa Francesco e gli interventi degli ultimi mesi (e anni) lo confermano ancora una volta. Il messaggio del Pontefice è tornato ad essere forte e chiaro e, negli ultimi giorni, ha colto l’occasione per veicolarlo su più direttrici. Anche in direzione di quel Paese che con l’invasione dell’Ucraina ha riportato la guerra in Europa.
Bergoglio è intervenuto via streaming al Festival della gioventù cattolica in Russia in corso a San Pietroburgo e si è rivolto ai giovani che si erano riuniti per ascoltarlo. Il messaggio di pace si rifà immediatamente al conflitto in atto: in Ucraina come altrove “la diplomazia costruisce e non distrugge”, ha sottolineato, e questo “va avanti su una strada dove l’unità è superiore al conflitto”. Papa Francesco, con una platea di riferimento così giovane ha ripreso il tema della Giornata Mondiale della Gioventù di qualche settimana fa a Lisbona, aggiungendo ai giovani russi un appello: “Per favore, che la Chiesa non sia una dogana, dove si seleziona chi passa e chi no”.
Passaggi che tornano anche nel messaggio di distensione lanciato subito dopo, quando il Santo Padre ha chiesto ai giovani “Siate artigiani di pace in mezzo a tanti conflitti e polarizzazioni” e “costruttori di ponti tra le generazioni, riconoscendo i sogni di coloro che vi hanno preceduto nel cammino”. Il videocollegamento, avvenuto nella giornata di venerdì e diffuso ieri, con i giovani russi, si è concluso con un invito: “Vi invito a essere seminatori, a spargere semi di riconciliazione, piccoli semi che in questo inverno di guerra non germoglieranno per il momento nel terreno ghiacciato, ma che in una futura primavera fioriranno”.
L’ennesima prova che il pontefice sia in prima linea nel veicolare il messaggio di pace: come confermato anche in occasione del conferimento del Premio “è Giornalismo”, nella giornata di ieri.
Bergoglio ha ricevuto in udienza la delegazione del Premio: un riconoscimento particolare e una occasione in cui ha voluto rimarcare l’importanza della comunicazione in questo periodo storico – e di guerra. Il Papa, anche di fronte agli eventi storici attuali ha rilanciato “l’urgenza di una comunicazione costruttiva, che favorisca la cultura dell’incontro e non dello scontro” e ha tirato ancora in ballo la pace chiedendo la propagazione di una “cultura della pace e non della guerra”, “la cultura dell’apertura verso l’altro e non del pregiudizio”. Perché quello che sta succedendo in Europa è “drammatico” e tutti – ma soprattutto i ‘comunicatori’ – siamo chiamati a un sussulto di responsabilità”.
Un appello a tutti i lavoratori della comunicazione che si accosta anche a una sorta di ammonimento. Il Papa mette in guardia dai “peccati del giornalismo”: e quindi disinformazione, calunnia, diffamazione e coprofilia. E su quanto accade sui social, mezzo di comunicazione ma anche di pericoli che, dice, sono derivanti da “pratiche disumanizzanti di matrice tecnocratica, come la diffusione deliberata di notizie false, le fake news, il fomentare atteggiamenti di odio e divisione – la propaganda “partitistica” –, la riduzione delle relazioni umane ad algoritmi, per non parlare del favorire falsi sensi di appartenenza, specie tra i giovani, che possono portare all’isolamento e alla solitudine”. Infine, il Pontefice chiude con un auspicio: “La mia speranza è che si dia spazio alle voci di pace, della guerra ma continua a credere, nonostante tutto, alla logica della pace, alla logica del dialogo, alla logica della diplomazia”.
A veicolare il messaggio di pace del Papa ancora una volta ai giovani, ci ha pensato anche il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Inviato Speciale del Pontefice e Presidente della Cei. Il cardinale ha incontrato un migliaio di giovani europei – tra cui 70 provenienti dall’Ucraina – presso la Basilica di Sant’Antonio da Padova dove ha partecipato a una veglia di preghiera. Le parole di Zuppi sono state chiare: “La pace dipende da ognuno di noi” ha dichiarato, perché, ha detto: “Siamo operatori di pace che la pace la regalano a tutti. Non vogliamo starcene in pace quando attorno c’è la guerra”. E quindi fa appello: “Aboliamo la guerra e le armi tra noi e dentro di noi”.
Un messaggio che ricalca la pace di Papa Francesco e che tenta un passo verso una fattualità che l’Occidente sembra aver smesso di perseguire. Lo stesso Zuppi nei giorni scorsi aveva “lamentato” un immobilismo delle istituzioni europee dichiarando che “L’Ue fa poco per la pace”. Qui si inserisce l’iniziativa della chiesa che fa appello all’Europa che rischia di essere travolta dal conflitto – anche politicamente.


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