Editoriale

Le parole del passato

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

I droni su Mosca. I missili al confine dell’Europa. Le frontiere polacche che rivivono un incubo che sembrava sepolto bel Novecento. Questa volta il pericolo viene da est. Le centrali nucleari sotto tiro incrociato. Degli uni e degli altri. Il vapore nell’aria. Il rischio nucleare che per gli esperti è zero, ma per chi sta lì intorno da sempre è da non dormire di notte. E i soldi che mancano. I tassi che salgono. L’inflazione sui beni primari. I giganti che incassano utili e i piccoli strozzati dai debiti e dalla carenza di liquidità. Con le banche che piangono miseria e ormai negano i soldi a tutti, tranne a chi già ce li ha.

E poi gli aerei che tornano a essere mezzi di lusso. Un viaggio costa di nuovo come trent’anni fa. Due giorni al mare sono un mese di salario per la gente normale e lassù a Bruxelles parlano di era elettrica, di auto nuove per tutti, di case da ristrutturare per renderle ecologiche, a colpi di 50/100 mila euro a famiglia quando ti dice bene. E invece trovano decine di miliardi per il riarmo, per riempire gli arsenali di nuovi congegni di guerra, dopo che quelli che avevano erano diventati obsoleti e li hanno mandati a Kiev.
E poi il mondo che dicevamo di avere liberato è in rivolta contro di noi.

Perché proprio come facciamo con i cittadini in Europa abbiamo costruito e delineato il loro futuro senza tenere conto di loro. E adesso non piacciamo più, adesso la guerra del Donbass ci presenta un conto piuttosto salato. Trasformandosi ogni giorno che passa in una guerra nostra. Mentre gli alleati americani sono alle prese con una crisi del sistema che cercano di nascondere sotto il tappeto, con un presidente anziano che cerca la conferma e che tiene in pugno i democratici mentre l’altro, Donald Trump, sta per aprire una campagna elettorale che per la prima volta nella storia americana vedrà l’aula di un tribunale come sfondo e userà l’ultimo tabù democratico caduto, l’uguaglianza di fronte alla legge, come ariete per sfondare il portone della Casa Bianca per la seconda volta. Lo farà perché sa che c’è uno spazio.

E sa che questo spazio si è creato da quando il cittadino non si fida più dello Stato. E non si fida perché parla di pace e poi vede la guerra. Parla di equità e poi le tasse le paga sempre chi non ha abbastanza. Parla di giustizia e poi i processi sono spettacoli. Parla di progresso ma milioni di famiglie stanno peggio di come stavano prima. Parla di futuro ma attorno a noi ci sono le parole del passato. Guerra. Fame. Nucleare. Muri.


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