Editoriale

Le parole sono importanti

di Adolfo Spezzaferro -


Le parole sono importanti. Quante volte abbiamo sentito ripetere la battuta del film di Nanni Moretti “Palombella Rossa”, un po’ per sfottere un po’ per sintetizzare in modo pop un concetto complicato. Le parole sono importanti non soltanto nel senso che per esempio se qualcuno dà la sua parola poi alla parola devono seguire i fatti, per coerenza, per correttezza, per onestà intellettuale. Sappiamo benissimo però che in politica per esempio si trova sempre il modo per giustificare perché non si è rispettata la parola data. In quel caso nessuno pensa “che politico incoerente” o “che bugiardo”. Il buon politico si valuta con i fatti. Le parole sono importanti quindi perché il linguaggio è fatto di parole. E il linguaggio, questo sì, è molto importante. “In principio era il Verbo”, è l’incipit del Libro per antonomasia. L’importanza del linguaggio ci è tornata in mente leggendo della polemica per le parole della professoressa della Sapienza Donatella Di Cesare sulla morte dell’ex Br Barbara Balzerani. “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna. #barbarabalzerani”. Il post pubblicato su X e poi cancellato va preso per quello che è. E non analizzato in funzione della portata politica, ideologica, o peggio ancora morale di ciò che afferma. Pressata per quel post, la Di Cesare ha chiarito: “Appartengo a quella generazione, ma non ho mai condiviso in nessun modo i metodi violenti”. Precisazione d’obbligo per il putiferio scatenato. Certo, le parole in questione sono quelle di una docente universitaria. La rettrice della Sapienza Antonella Polimeni infatti ha espresso “sconcerto, a nome di tutta la Comunità accademica”, ricordando “l’altissimo tributo di sangue pagato dall’Università Sapienza nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”. Nulla da eccepire: è la posizione istituzionale di una rettrice nei confronti di una docente della sua università. Ma allora perché le parole sono importanti, più di quelle spese per rimediare a un’uscita discutibile? Perché come diceva Martin Heidegger – che peraltro è proprio il fil rouge che lega chi vi scrive a una giovane Di Cesare, allora docente di Filosofia del linguaggio – il linguaggio è “la radura luminosa nella foresta”, “noi esistiamo perché viviamo presso il linguaggio”. Dalla parola, quel lógos che per i padri della filosofia occidentale è l’Essere proprio come il Verbo della Bibbia è Dio, discende tutto. La parola è dunque illuminante ed è pure la nostra essenza. Ci permette insomma di indagare sulla natura del nostro essere e dell’Essere così come è studiato dall’ontologia – tanti filosofi si sono appassionati alla parola in questo duplice senso (e sostanza) -. Le parole della Di Cesare sono molto chiare e definiscono l’essenza della sua visione del mondo. Siamo in democrazia e c’è la libertà d’espressione. L’unico gesto che ci sentiamo di commentare è che quel post sia stato eliminato. Le parole cancellate non cancellano le idee. E noi ci siamo fatti un’idea precisa della prof in questione. Illuminante.


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