Economia

L’economista Sapelli replica a Giorgetti: “La nostra recessione diversa da quella tedesca”

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

“Fino a quando non si raggiungerà l’obiettivo di modificare alcuni aspetti del trattato di Maastricht e dei regolamenti attuativi, così come promesso nel momento della pandemia, occorre fare di tutto per prolungare la ratifica del Mes. Meloni è sulla strada giusta. Sta portando avanti una strategia di mediazione e su questo cercherà degli alleati, che sicuramente non mancheranno in Europa”.

A dirlo l’economista Giulio Sapelli, in un’intervista al quotidiano L’Identità. Bocciate, invece, le ultime dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “La recessione tedesca è molto diversa da quella italiana. Non dimentichiamoci che arriviamo da venti anni di mancata crescita”.

Quale il vero piano di Palazzo Chigi sul Mes?

Questa maggioranza intende rimanere, in primo luogo, fedele alle promesse fatte ai suoi elettori. Al presidente del Consiglio ho sempre detto che il Mes è una trappola per topi.
Con la nuova modifica al regolamento, poi, viene imposto che ci sia un debito pubblico che tenga conto dei regolamenti stabiliti dopo il trattato di Maastricht.
Scattano delle procedure di controllo dall’alto della politica economica di governo.

Come bisogna, pertanto, comportarsi?

Occorre fare di tutto per evitare il Mes o meglio ancora prolungarne la ratifica. L’obiettivo è guadagnare tempo fino a quando non si riuscirà a modificare alcuni aspetti del trattato di Maastricht e dei regolamenti attuativi, così come promesso nel momento cruciale della pandemia.
Sono convinto che Meloni sta portando avanti una strategia di mediazione e su questo ricercherà preziosi alleati, che sicuramente non mancheranno in Europa.

Il ministro Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che in Germania già c’è la recessione. Questa dichiarazione deve preoccuparci?

La recessione tedesca è molto diversa da quella che potrebbe esserci in Italia. Deriva dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e accettate dall’Unione Economica, senza batter ciglio, in occasione della guerra di aggressione russa all’Ucraina.
I tedeschi sono stati colpiti soprattutto dal punto di vista dei rifornimenti energetici e dall’aumento di molte materie non a consumo finale.

Il nostro sistema, intanto, è pronto a reggere rispetto a tutto ciò?

La nostra recessione, qualora dovesse esserci, sarà molto diversa. Non dimentichiamoci che arriviamo da venti anni di mancata crescita. Nell’ultimo trentennio abbiamo perso venti punti di Prodotto Interno Lordo rispetto a Francia e alla Germania.

Parlare di recessione tedesca simile a quella italiana, sia teoricamente che politicamente, è un gravissimo errore. Un ministro all’Economia non dovrebbe commettere questi sbagli. Quanto sta accadendo a Berlino è diverso da quanto potrebbe succedere a Roma.

Cosa succederà dopo l’estate?

Molto dipenderà da come va la guerra.

Le parole della presidente della Bce Christine Lagarde sui tassi, intanto, non sono tanto rassicuranti…

La politica delle banche centrali non va nella giusta direzione. Non fanno altro che rispondere a un’inflazione che non è monetaria, da salario, ma legata alla scarsità di offerta, alla carenza-scarsità di materie prime, soprattutto all’incremento del costo dei noli marittimi.

A dirlo non una qualunque, ma la buona ministra degli affari economici statunitensi Janet Louise Yellen, che ha chiaramente detto che questo non è il percorso giusto, tanto se percordella Fed quanto dalla Bce.

Le banche centrali, purtroppo, sbagliano di continuo. A livello totale, la loro politica monetaria è inspiegabile. C’è da aspettarsi una situazione molto difficile a livello mondiale.

La politica, quindi, non riesce a opporsi ai signori delle banche?

Non è tanto una politica delle banche quanto un qualcosa che riguarda le principali istituzioni economiche internazionali. Dal punto di vista continentale, sono le istituzioni dell’Unione Europea a non funzionar bene. Non commettiamo l’errore, su cui inciampa spesso chi non è della materia. La Bce non è una banca centrale.


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