Ambiente

L’Iea: Accelerate sulle rinnovabili. Ma L’Italia sceglie il gas

di Angelo Vitale -


Che energia sarà, quella che ci aspetta, nel 2030? L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) afferma che il pianeta dovrà muoversi già prima di questa scadenza ad un passo diverso da quello attuale. Il suo World Energy Outlook fotografa un cambiamento definito “inarrestabile” e attuato dall’incedere di solare, eolico, auto elettriche: tecnologie pulite che stanno trasformando la vita quotidiana delle persone a tutte le latitudini.

Il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, avverte: “I governi, le aziende e gli investitori devono sostenere la transizione verso l’energia pulita anziché ostacolarla”. E prevede che la quota dei combustibili fossili nell’approvvigionamento energetico globale, da decenni ferma a circa l’80%, scenderà al 73%, facendo diminuire la domanda di combustibili fossili. Una domanda, peraltro, “destinata a rimanere troppo alta per mantenere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi” con tutti i rischi che ne derivano: il peggioramento degli impatti sul clima dopo un anno di caldo record, la minaccia della sicurezza del sistema energetico.

Considerazioni che inducono l’Iea, in previsione della Cop28, a suggerire di triplicare la capacità rinnovabile globale, raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica, ridurre del 75% le emissioni di metano prodotte dalle attività dei combustibili fossili, incentivare i finanziamenti per triplicare gli investimenti in energie pulite nelle economie emergenti e in via di sviluppo, garantire un declino ordinato nell’uso dei combustibili fossili, mettere uno stop alle nuove autorizzazioni per le centrali elettriche a carbone senza limiti.

Propositi che, pur dettati all’interno di una lettura che prova a tenere i ragionamenti dentro il quadro geopolitico attuale, appaiono distanti dai processi in corso in Italia e anche in un’Europa sempre più avvertita, dal nostro e da altri Paesi, circa l’esigenza di una sostenibilità che sia ambientale ma pure e innanzitutto sociale ed economica. E allora, per esempio, la stima dell’Iea (“Nel 2030 il numero di auto elettriche che circoleranno nel mondo sarà 10 volte maggiore rispetto a oggi”) come si concilia con un automotive europeo che, in questo settore, è dominato dall’incertezza, nonostante una crescita del 47%? L’industria, infatti, frena considerando questo trend un processo da assorbire lentamente, per consentirne un’evoluzione della produzione adeguata, in questo affiancata dalla solidale azione di governi come quello italiano. Un “lento pede” che contrasta con la marcia incessante di un Paese come la Cina, che aveva da tempo pianificato strategie e favorito investimenti interni. Una marcia che ora l’Europa prova a limitare: recente, l’annuncio di un’inchiesta anti-sussidi della Commissione europea contro le importazioni di auto elettriche dalla Cina.

Ancora più dissonante, nel nostro Paese, il possibile riflesso delle stime Iea. Senza possibilità di smentita il procedere di piani che, al di là dei buoni propositi e anche di iniziative concrete da parte dei ministeri sullo sviluppo delle rinnovabili, è essenzialmente incentrato sulle mosse di un colosso come Eni. Nelle sue strategie, centrali i carburanti fossili, nella continua interlocuzione attiva con Paesi ove li acquisisce. Non solo Eni, però. Digitare l’acronimo “gnl” sulla piattaforma del Mase dedicata alle Via restituisce la schermata di 51 progetti. Da Marghera a Panigaglia, dalle coste toscane a quelle adriatiche, dal Friuli Venezia Giulia alla Sardegna, sono decine le iniziative in attesa di verifica e valutazioni per depositi, stoccaggi, impianti di trasmissione.

Risorse energetiche fino a un anno fa considerate fondamentali per un fabbisogno che ci facesse autonomi nello scenario post conflitto russo-ucraino. Oggi, dai più critici, viste invece come la spia di una sicura sovrapproduzione che minaccia le strategie per il clima. Come sarà a Gioia Tauro con il prossimo rigassificatore, denuncia Legambiente. O pure, solo per restare in Calabria, con quello atteso a Crotone.


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