Politica

L’INTERVISTA – Estremismi, Dreosto (Lega): “Non può farci la morale quella sinistra che non riesce a definire Hamas organizzazione terroristica”

di Edoardo Sirignano -

MARCO DREOSTO SENATORE LEGA


“Suggerirei alla sinistra di guardare prima a casa propria. Sono alleati con Sanchez, che fa patti con gente condannata per terrorismo e del socialista tedesco Schroeder, considerato il lobbista di Putin in Europa. Spingono tanto l’elettrico e le tecnologie cinesi, rischiando di farci cadere in una dipendenza da Pechino. Guardano con ammirazione al francese Melanchon che non riesce a definire Hamas come organizzazione terroristica”. A dirlo il senatore della Lega Marco Dreosto.

Moratti sostiene che non si possono accomunare Pse e destra antieuropeista. È d’accordo?

Il Pse che con Timmermans e l’ideologia green stanno mettendo in ginocchio l’industria italiana? La sinistra europea che vuole abolire i motori a benzina a favore delle auto elettriche mettendoci nelle mani della Cina? La sinistra europea che promuove i cibi sintetici? La sinistra europea delle porte aperte per tutti e dell’immigrazione incontrollata? La sinistra europea cha fa fatica a condannare Hamas e a stare con Israele? La sinistra europea del politicamente corretto e della cancel culture? Siamo noi a non volere stare con questa sinistra estrema e con la sua visione di Europa. Proponiamo un’alleanza che vede le forze del centrodestra unite per sconfiggere queste sinistre massimaliste e cambiare l’Europa.

Il governo non rischia di spaccarsi sulla politica estera?

Proprio in politica estera e di difesa stiamo lavorando, assieme a tutte le forze di maggioranza, per difendere gli interessi nazionali in maniera unitaria, riaffermando il nostro posizionamento geopolitico saldamente ancorato ai valori dell’Occidente e all’interno delle alleanze tradizionali, con la ferma condanna ad Hamas e a fianco di Israele, nel ribadire in tutti i consessi internazionali la centralità del Mediterraneo allargato, vero crocevia di interessi e problematiche. In tal senso, lavoriamo con unità di intenti e grande senso di responsabilità. È quello che ci chiedono sia i nostri elettori che gli italiani.

Tajani, intanto, difende Metsola: ha sempre fatto un buon lavoro. Condivide tale affermazione?

Ho conosciuto la presidente Metsola quando ero europarlamentare. Ha sempre dimostrato massima collaborazione, apertura mentale e attaccamento speciale all’Italia. Su mio invito ha anche parlato di una sua presenza alle celebrazioni del disastro del Vajont, parlandone come tragedia europea e non solo italiana. Spero che anche lei possa condividere l’idea di un centrodestra forte in Europa.

    La strategia di Salvini, che sfrutta ogni momento per distinguersi dagli alleati, consentirà alla Lega di risalire nei sondaggi?

    Non guardiamo ai sondaggi. Lavoriamo quotidianamente per portare a casa risultati concreti per famiglie, lavoratori e imprese. Come Lega abbiamo nella concretezza il perno principale delle nostre attività. Se, poi, gli elettori ci daranno ragione alle urne, vuol dire che avremo fatto bene.

    Meloni, a suo parere, dovrebbe tornare a essere più sovranista e meno democristiana?

    Il Presidente Meloni non ha bisogno di suggerimenti. Siamo una compagine di governo unita e che lavora insieme ma con delle differenze, altrimenti saremmo tutti nello stesso partito. Queste diversità possono essere la forza per governare cinque anni e, se gli elettori vorranno, altri cinque.

      L’Italia esce dalla via della seta. Cosa ne pensa di questa decisione?

      Una decisione saggia caldeggiata dalla Lega e dal sottoscritto. Con la firma del Memorandum non abbiamo tratto vantaggi e abbiamo creato confusione sul nostro posizionamento geopolitico. Sono convinto che si possa e si debba commerciare con tutti, ma accordi strategici possono essere presi solo con alleati e partner affidabili. La Via della seta era un progetto geopolitico di un Paese, come la Cina, che è un competitor ed è gestito dal più grande Partito comunista al mondo. Non potevamo permettere, poi, che asset strategici nazionali, come ad esempio i porti, potessero cadere nelle mani di Pechino. Ne andava della nostra sicurezza nazionale.

        Cosa ne pensa, infine, della vicenda del gioielliere che ha ucciso due persone per legittima difesa. Si ritrova con Salvini?

        Lo Stato non può abbandonare queste persone. È necessario trovare una soluzione e permettere a chi viene aggredito, a chi subisce rapine, furti, di potersi difendere, nel rispetto della legge. Vedere i rapinatori liberi e i benzinai o gioiellieri in carcere o sotto processo è inammissibile. Serve prendere mano alla legislazione e dare certezza della pena a chi commette i crimini e non condannare chi usa la legittima difesa.


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