L'identità: Storie, volti e voci al femminile



Attualità

L’Italia in piazza per Gaza, la doppia anima della protesta

di Eleonora Ciaffoloni -


Quella di ieri è stata una giornata di mobilitazione con pochi precedenti negli ultimi anni, paragonabile per intensità e partecipazione a quella del 22 settembre scorso. Lo sciopero generale proclamato da Usb, Cub, Cobas e Cgil, in solidarietà con la Palestina, contro il massacro in corso a Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla, ha attraversato l’intero Paese da Nord a Sud, assumendo i tratti di una protesta diffusa e complessa. Migliaia di persone sono scese in piazza, alternando momenti di composita e pacifica manifestazione a episodi di tensione con le forze dell’ordine. Lo slogan che ha fatto da filo conduttore è stato chiaro e radicale: “Blocchiamo tutto”.

A Torino lo spezzone antagonista del corteo ha indirizzato fumogeni e torce verso lo stabilimento Leonardo, trovando la pronta risposta dei lacrimogeni. A Bologna la protesta ha paralizzato a lungo l’autostrada A14 e la tangenziale, generando scontri analoghi a quelli di Milano, dove idranti e candelotti lacrimogeni hanno risposto al lancio di pietre e altri oggetti. A Pisa, un gruppo di manifestanti ha forzato i cordoni delle forze di polizia, riuscendo a invadere la pista dell’aeroporto “Galileo Galilei” e provocando la sospensione di tutti i voli.

Invece a Napoli, il porto è rimasto bloccato per gran parte della giornata, compromettendo anche i collegamenti marittimi. Mentre a Roma, dove secondo Usb si sarebbero radunate “circa trecentomila persone”, un imponente corteo partito da piazza dei Cinquecento ha raggiunto la sede del ministero dei Trasporti. Questo è stato bersagliato da lanci di uova, petardi e vernice. Accanto a queste scene di tensione, non sono mancati i cortei pacifici. Famiglie, studenti, lavoratori e pensionati hanno sfilato con bandiere, striscioni e canti, chiedendo la fine immediata delle violenze a Gaza e un impegno per un cessate il fuoco. In numerose città, università e scuole sono state occupate in segno di protesta, ma senza degenerazioni.

Protesta per Gaza, botta e risposta tra Landini e Salvini

“Bisognerebbe andare fieri di questa reazione umanitaria di fraternità e solidarietà. Le persone perbene stanno facendo quello che i governi non fanno”, ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. A cui risponde da lontano il vicepremier Matteo Salvini: “Lo sciopero lo organizza Landini? Lo paghi lui”.

La giornata ha rivelato plasticamente la duplice anima della protesta: da una parte, un popolo composito, animato da un ideale di pace e convinto che la solidarietà internazionale costituisca un dovere civile che trascende ogni appartenenza politica; dall’altra, frange antagoniste e gruppi radicali che hanno scelto lo scontro con le forze dell’ordine, spostando il baricentro mediatico dal piano umanitario a quello dell’ordine pubblico. Manifestazioni, nate sotto il segno di un principio universale di giustizia e di difesa della dignità umana, che rischiano di essere ridotte a terreno di conflitto politico, alimentando uno scontro con le istituzioni e con il governo, scontandone poi le conseguenze e talvolta anche la perdita del consenso.

In mezzo, ci sono i tanti cittadini comuni che oltre lo sciopero hanno deciso di scendere in piazza senza incidenti – come accaduto anche nella serata di mercoledì a seguito del blocco alla Flotilla – convinti che il senso autentico della mobilitazione sia quello di chiedere pace e giustizia. Una giornata che potrebbe fungere da preludio a quella di oggi, quando Roma ospiterà la manifestazione nazionale a sostegno della popolazione di Gaza. L’appuntamento partirà da Porta San Paolo e si concluderà a San Giovanni. La Questura ha predisposto un imponente dispositivo di sicurezza, con rinforzi giunti da tutta Italia e controlli capillari sull’intera città. Il timore è che si ripetano episodi di tensione. Tuttavia, come ricordano gli stessi promotori, l’obiettivo ultimo rimane uno solo: dare voce a chi chiede pace, giustizia e la fine della violenza. Ma da uno scopo alla sua realizzazione ci passa sempre la polemica.


Torna alle notizie in home