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Little Iran: i rapporti Roma-Teheran fra business, politica e accordi segreti

di Rita Cavallaro -


Little Iran: i rapporti Roma-Teheran fra business, politica e accordi segreti

Intrighi internazionali, spy story e una lunga scia di omicidi. Nonostante l’Iran smentisca le voci del sostegno militare ai terroristi di Hamas che hanno portato la guerra nello Stato di Israele, Teheran resta il regista occulto di alcuni recenti episodi rimasti ancora avvolti nel mistero. E che raccontano come dietro il traffico illegale di armi di tutto il mondo ci sia sempre una manina iraniana. Una little Iran, con legami sempre più stretti con le democrazie d’Occidente e perfino con l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, gli intrecci con Teheran si sarebbero così intensificati negli ultimi 10 anni tanto da assumere la forma di vere e proprie reti di spionaggio, attive non soltanto per lo scambio di informazioni, ma implicate addirittura in una serie di traffici pericolosi, che vanno dalle armi da guerra alla droga. Il filo rosso tra Roma e Teheran è collegato da puntini che, presi singolarmente, possono apparire casi isolati, ma che uniti insieme delineano uno scenario complesso, nel quale operano spie prezzolate e cani sciolti.

L’episodio più clamoroso è quello del delitto di Said Ansary Firouz, l’imprenditore 68enne iraniano-americano coinvolto in un traffico illegale di elicotteri e droni da Teheran all’Italia, ucciso il 20 ottobre 2020 a Formello, alle porte di Roma, da un connazionale che, subito dopo il delitto, si è suicidato. Firouz in quel momento stava collaborando con gli 007 italiani, che avevano chiesto all’uomo di acquisire informazioni sulla vendita illegale di armi al regime di Raisi, in cui, secondo gli inquirenti, sarebbe stata coinvolta perfino la ‘ndrangheta. Che Firouz fosse un informatore della nostra intelligence lo dimostrano le telefonate “partite dal suo cellulare ad un numero intestato alla Presidenza del Consiglio dei ministri il 22 novembre 2016, proprio nei giorni in cui avvenivano gli incontri con i delegati di Teheran”, ha scritto Il Messaggero ricostruendo l’indagine. Il delitto sarebbe maturato in una guerra tra bande della nostra intelligence, in cui il collaboratore si sarebbe infine trovato senza coperture. Coperture che invece non sarebbero mancate a Mohammad Hannoun, un architetto palestinese con base a Genova, compagno di viaggio dell’ex parlamentare pentastellato Alessandro Di Battista e della deputata dei 5 Stelle Anna Ascari, i quali, lo scorso gennaio, si sono recati proprio con Hannoun in Libano per visitare alcuni campi profughi palestinesi.

Una missione umanitaria che ha fatto tappa pure a Eni el Hilweh, il campo alla periferia di Sidone considerato una delle roccaforti del terrorismo jihadista. L’architetto, ad agosto scorso, era finito nel mirino dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence interna israeliana, per un giro di fondi illeciti raccolti da Hamas in Europa, perché sospettato di aver fornito sostegno illecito ai terroristi palestinesi. Accuse mai provate, rimaste lettera morta come tante altre finite nei diversi fascicoli che prendono polvere nei cassetti delle Procure italiane. Come quello relativo al sottomarino di Nicolás Maduro, un battello ultra tecnologico, prodotto in Italia e fornito in gran segreto al Venezuela. Gli 007 americani avevano avanzato il sospetto che l’imbarcazione potesse essere impiegata in attività criminali, come il traffico di droga o addirittura in attacchi terroristici. L’ipotesi scaturiva ovviamente dalle informazioni riguardanti la stretta collaborazione tra il regime di Caracas e quello di Teheran nel traffico di armi. E sempre nel 2020 l’espulsione dall’Albania di un ventinovenne iraniano accusato di essere una spia di Raisi ha creato non poco imbarazzo al nostro Paese, visto che Danial Kassrae aveva la cittadinanza italiana. Non solo spie a Roma, ma anche una lunga lista di trafficanti d’armi. Alcuni dei quali non sono sfuggiti alle inchieste condotte dalle Direzioni distrettuali Antimafia dei principali capoluoghi del Belpaese. Genova, Venezia, Milano, Napoli: tra il 2011 e il 2017 furono molti gli arresti di Pasdaran iraniani accusati di rifornire illegalmente Teheran con armamenti prodotti da Finmeccanica, finiti misteriosamente al regime nonostante l’embargo. È stata accertata, tra l’altro, la collaborazione tra Hezbollah e la ‘ndrangheta sia nel traffico illecito di armi a livello internazionale sia per la fornitura di esplosivi a gruppi jihadisti. Al quale più di qualche insospettabile ha contribuito. O semplicemente con il suo silenzio si è reso complice. Tanto che oggi potrebbe avere sulla coscienza anche le vittime innocenti massacrate da Hamas nell’attacco a Israele.


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