Attualità

L’Opus Dei e la santa (o quasi) obbedienza alla stretta di Francesco

di Francesca Chaouqui -


di FRANCESCA CHAOUQUI

La santità del quotidiano è uno dei pilastri dell’insegnamento di San Josè Maria Escrivà, la santità come stile di vita, ricerca interiore, elevazione dello spirito per dare bellezza alla materia, all’esistenza. Annunciare il Risorto nei luoghi ordinari della vita è la missione di questa organizzazione che fin dal 1928, data della sua istituzione, ha rivolto l’attenzione ai tanti cristiani impegnati negli studi o nelle proprie carriere professionali affinché scoprissero la gioia di vivere da risorti nella tempesta della vita.

Oggi gli iscritti sono oltre 90.000 e sono presenti in tutti i continenti svolgendo opere di misericordia e di evangelizzazione specialmente in quegli ambienti lontani dai giri parrocchiali. L’attenzione alla famiglia, al lavoro e al sociale per gestire sapientemente il tempo è la cifra di questo gruppo di persone che si ritrova per approfondire gli insegnamenti del Vangelo e del Magistero della Chiesa in ritiri, convegni e seminari. “Tutti i cammini della terra possono essere occasione di incontro con Cristo” scriveva il fondatore, un invito a vivere in pienezza la propria esistenza riconoscendo nell’altro il Cristo che vive in ciascuno di noi. Sono insegnamenti che spesso non si apprendono neppure dopo ore e ore di catechismo figuriamoci in una società secolarizzata dove l’economia ha la meglio su ogni questione che riguarda l’uomo.

La corsa all’accumulare beni diviene spesso spregiudicata; si può trovare redenzione nel messaggio evangelico della condivisione che è l’Opera di Dio per l’uomo, per l’umanità intrappolata nell’egoismo e nei beni materiali. San Giovanni Paolo II nel tempo fecondo dell’accoglienza delle più svariate forme di fede che lo Spirito Santo ha suscitato, ha riconosciuto nelle opere di questi giovani uomini e donne, padri e madri, imprenditori e imprenditrici, professionisti, un desiderio di Dio, di riavvicinare a sè quanti si erano allontanati a causa della secolarizzazione; li ha benedetti e insigniti di un riconoscimento, il titolo di prelatura in ambito internazionale.

La prelatura è un’istituzione della Chiesa Cattolica che si differenzia particolarmente per il fatto che non richiede l’appartenenza territoriale dei fedeli ma si basa su altri criteri, nel caso dell’Opus Dei sul compito cristiano di diffondere i valori evangelici in mezzo al mondo, nel lavoro professionale e nelle circostanze ordinarie della vita. La prelatura dell’Opus Dei gode nel diritto italiano della personalità giuridica civile essendo riconosciuta come ente ecclesiastico.

Oggi fa notizia il motu proprio di Papa Francesco con il quale questa grande istituzione viene assimilata alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio. Davvero encomiabile il messaggio dell’attuale prelato Fernando Ocàriz agli iscritti all’Opus Dei: “Vi scrivo per condividere con voi che accogliamo con sincera obbedienza filiale le disposizioni del Santo Padre e per chiedervi di rimanere, anche in questo, tutti molto uniti. In tal modo seguiamo lo stesso spirito con il quale san Josemaría e i suoi successori hanno accettato qualsiasi decisione del Papa sull’Opus Dei. Poiché l’Opera è una realtà di Dio e della Chiesa, lo Spirito Santo ci guida in ogni momento.” Mentre ad ogni decisione del Santo Padre anche la sua chiesa si mobilita per affermare il proprio dissenso, dalle suore ai preti, alle comunità… grande maturità filiale dimostrano gli operatori di Dio. Restano intatti i principi su cui si fonda l’Opus Dei e la volontà dei suoi membri di continuare a rendere il lavoro un’orazione al Creatore attraverso la gioia e i valori cristiani. La Chiesa è anche questo!


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