Attualità

L’orsa da abbattere e quel dilemma: rivincita o ragionevole prevenzione

di Giovanni Mauro -


DI CATERINA COLLOVATI

Dimentichiamoci Teddy bear con cappottino, bavaglino, musetto e occhietti tenerissimi: l’orsetto della nostra infanzia.
Chissà che occhi avesse l’orsa Jj4 quando ha sbranato Andrea Papi, il giovane runner aggredito e ucciso mentre si allenava in quei luoghi dove ha sempre vissuto e praticato sport. Chissà cosa pensava Andrea, quando nel tentativo disperato di difendersi, brandiva un ramo trovato in terra mentre era a pochi minuti dalla sua orrenda fine. La morte di un essere umano è sempre una tragedia qualunque sia la dinamica che l’abbia provocata. Forte è la polemica all’indomani della disgrazia che, piaccia o no, vede un uomo vittima di un animale assassino. Un’assassina per l’esattezza, per di più recidiva. Jj4 il suo nome, già due anni fa era stata colpita da mandato di cattura, con ordine di abbattimento, per aver ferito due uomini, poi revocato da una sentenza del TAR, che peraltro nulla sa di bestie selvatiche, le competenze dovrebbero essere solo per fatti amministrativi eppure in quell’occasione stabili’ che il plantigrado in questione dovesse essere salvato e monitorato da un radio collare, una sorta di braccialetto elettronico per animali che, manco a dirlo, si è poi scaricato perdendo la sua funzione, proprio come accade ai braccialetti elettronici per umani scarseggianti o mal funzionanti. Nella scelta tra salvare una giovane vita umana o salvare una vita animale , pur amando incondizionatamente questi ultimi, scelgo, l’uomo. Non vi è dubbio. Andrea Papi aveva tutta la vita davanti, non stava correndo follemente ad alta velocità in macchina in preda ai fumi dell’alcool, semplicemente esercitava un diritto e una passione al tempo stesso: la corsa all’aria aperta, nei boschi , nei sentieri che l’avevano visto nascere e crescere. C’è chi in nome di non si sa bene quale principio ritiene il ragazzo colpevole; ma di cosa? Di vivere, di uscire , di passeggiare là’ dove maldestramente si è pensato attraverso il progetto LifeUrsus di far arrivare nel 1999 una coppia di orsi sloveni, i quali si sono riprodotti a dismisura ed ora i sentieri, i boschi , i prati di quei luoghi sono zeppi di animali che manco lontanamente hanno la dolcezza dell’orso Yoghi. Per capirci i plantigradi si sa, apprezzano la carne umana, tanto da dissotterrare i cadaveri dai cimiteri. Se affamati, come avvenne in Russia nel 2010, precisamente nella Repubblica di Komi. Se poi avvertono il pericolo non esitano a diventare predatori. Quando la bestia diventa letale, non ha senso salvargli la pelle. Non si tratta di vendetta come scioccamente si sente dire. La vita umana ha un valore superiore di quella animale. L’animale va amato, rispettato, accudito, ma nel momento in cui diventa un pericolo pubblico, la convivenza con l’uomo non è consigliabile. Abbattere l’orsa non è una rivincita è ragionevole prevenzione. Significa consentire all’uomo di continuare a vivere senza il terrore di un attacco dal quale non si esce vivi. Cari animalisti smettiamola di preferire gli animali agli umani, di trovare sempre giustificazioni per tutti gli esemplari del mondo animale che aggrediscono e provocano morte. Troppe volte si sente dire per esempio dei cinghiali che sono poverini affamati con i cuccioli al seguito, peccato però che i poverini attraversino la strada all’improvviso e provochino incidenti anche mortali a chi è inconsapevole al volante. I cani di razza aggressiva, poveretti non è colpa loro se il proprietario non li sa gestire e dunque finisce che sbranino anche chi gli porge la ciotola piena, come accaduto pochi giorni fa ad Imperia, un rottwailer ha ucciso la sorella del suo padrone, che lo aveva in custodia. Ed infine l’orsa, ha ridotto a brandelli un ragazzo incolpevole che correva verso la vita. E… non dite se l’è cercata, perché non era Andrea a disturbare l’orso bensì il contrario. È forse forse se la sono cercata quei sapientoni del progetto Life Ursus che 24 anni fa, decisero che quei luoghi ameni non dovessero esserlo più.
Ciao Andrea, quel maledetto giorno non hai incontrato il peluche di quando eri bambino, sul tuo percorso hai incontrato il tuo assassino.


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