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L’orso “M90 abbattuto con crudeltà”. Il Gip manda a giudizio Fugatti che replica:” leggi rispettate”

di Ivano Tolettini -


L’orso M90, per gli animalisti “Sonny”, era troppo confidente con l’uomo, si spingeva nei paesi e alimentava timori. Per la Provincia autonoma di Trento era un pericolo. Il 6 febbraio 2024, dopo il via libera dell’Ispra, il presidente Maurizio Fugatti firmò il decreto di abbattimento. Il Corpo forestale lo individuò grazie al radiocollare e lo uccise. Ma oggi quella decisione pesa come un macigno. Il Gip Gianmarco Giua ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura e ha ordinato l’imputazione coatta del governatore Fugatti per l’uccisione di animale con crudeltà e senza necessità. Una decisione che ribalta l’esito dell’inchiesta dalla Pm Patrizia Foiera. Per il Gip, invece, la morte dell’orso è avvenuta “in violazione delle cautele previste, causando sofferenze evitabili mediante l’adozione delle procedure del Protocollo Pacobace e l’intervento dell’azienda sanitaria”. Ordina anche di iscrivere nel registro degli indagati il dirigente del Servizio foreste Giovanni Giovannini e il direttore generale Raffaele De Col, che “hanno dato esecuzione all’ordine illegittimo”.

Le conclusioni del Gip

Le conclusioni del Gip si fondano sulla perizia della professoressa Cristina Cattaneo, medico legale dell’Università di Milano, e dell’anatomo-patologo Orlando Paciello. L’animale non era stato narcotizzato, e questo, per il Gip, segna il punto di non ritorno. Il fascicolo era nato dopo l’istanza presentata da Enpa, che si era opposta all’archiviazione denunciando “sofferenze atroci e modalità contrarie ai protocolli”. Ora l’associazione esulta: “È un momento storico per la tutela della fauna selvatica in Italia – dichiara presidente nazionale Carla Rocchi -. Per troppo tempo la Provincia ha creduto di poter decidere a piacimento la vita e la morte di orsi e lupi. M90 è morto tra atroci sofferenze”.

Opinioni a contrasto sull’uccisione dell’orso M90

La decisione spacca l’opinione pubblica: nelle valli trentine dove i plantigradi si sono moltiplicati, molti cittadini si schierano con il governatore. “La priorità dev’essere la sicurezza delle persone”, ripetono sindaci e residenti. Fugatti, assistito dagli avvocati Luca Pontalti e Alessandro Meregalli, non si scompone. “Abbiamo rispetto per il lavoro della magistratura – dice – e siamo convinti di dimostrare la nostra correttezza. Abbiamo agito nel rispetto delle leggi vigenti, avendo in primis a cuore la tutela dell’incolumità delle persone e la sicurezza. In Trentino ci sono stati fatti molto gravi e abbiamo dovuto intervenire. Crediamo di aver agito nel rispetto della legalità”. Una posizione condivisa anche dai vertici della Lega, che difendono il governatore: “Fugatti ha protetto la sua comunità, evitando altre aggressioni e morti. La politica non può restare paralizzata di fronte al pericolo dei grandi carnivori”. Sul fronte opposto, l’ex ministra e deputata del centrodestra Michela Vittoria Brambilla: “Sonny è morto lentamente – afferma – colpito da due proiettili che gli hanno provocato un’emorragia interna. Questa sofferenza doveva essere evitata”.

L’imputazione formale

La Procura entro dieci giorni dovrà procedere con l’imputazione formale. Ma al di là degli atti giudiziari, il caso M90 riaccende il conflitto mai sopito tra chi difende la presenza dei grandi carnivori e chi la teme. E costringe la politica trentina a interrogarsi di nuovo su un equilibrio che, nel cuore delle Alpi, resta fragile.


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