Editoriale

Martin Luther Cecchettin

di Tommaso Cerno -


Martin Luther Cecchettin. Visto che sono saltati i consulenti del governo per i corsi di affettività nelle scuole, cosa che non mi stupisce in un Paese dove ormai avere un’idea è vietato, perché bisogna ripetere pedissequamente ciò che dice uno o schierarsi con l’altro e dire che quell’uno è un cretino, consiglio timidamente di posticipare la lettura della lettera di Gino Cecchettin nelle classi. Fino a quando non sarà chiarito davvero se le frasi sui social che gli sono imputate, di natura sessista, sono state scritte da lui. E questo per un principio molto semplice della democrazia. Può capitare un omicidio, drammatico ed efferato come quello che ha visto questo padre perdere la figlia Giulia, può capitare anche che il padre in questione dica qualcosa di intelligente dopo la morte della sua congiunta, ma non necessariamente gli assassini colpiscono sempre a casa degli eroi, non sempre colpiscono dentro la vita di persone che devono diventare un simbolo di non si capisce bene quale Paese.

Quindi prima di mitizzare quest’uomo e di vedercelo candidato da Tizio da Caio alle elezioni proviamo a fare il Paese serio e uscire per qualche minuto da Twitter, Instagram, le risse quotidiane e riflettere sul fatto che questo signore a pochi giorni dalla morte di Giulia già per il fatto di essere traumatizzato non dovrebbe affatto entrare in una scuola. Se poi il bagaglio che si porta dietro è quello che abbiamo letto, e sicuramente hanno letto prima di noi migliaia di studenti che passano le giornate a smanettare sui telefoni, onde evitare che sui famosi social dove si svolge ormai l’unica vita reale del Paese milioni di ragazzi comincino a prendere in giro il Cecchettin e la di lui famiglia, sarebbe opportuno che i giornali che gridano al fascismo e quelli che gridano all’antifascismo a seconda della Luna facessero di tutto per pubblicare ciò che è avvenuto, spiegare se ciò che è avvenuto è imputabile al padre di Giulia, mettere la parola fine alla celebrazione dell’eroe civile nel caso in cui la risposta a questa microinchiesta fosse affermativa. Ci siamo sorbiti anche l’intervista televisiva che chiude la settimana italiana, fortunatamente alla Scala avevano già abbastanza guai di loro per non infilarsi anche un membro della famiglia Cecchettin.

Ma sono certo che riusciremo a infamare la memoria di Giulia facendo gli eroi sopra la testa di persone che sono a questo mondo come tanti di noi senza bisogno di diventare Martin Luther King o Gandhi. Come è il caso del signor Gino. Anche perché, non fosse altro per scaramanzia, l’ultimo mito che è stato portato in politica e messo al centro della nuova etica del Paese a difendere gli ultimi, ripreso e fotografato da tutte le televisioni e celebrato da una parte politica, in questo caso la sinistra, come un eroe dei tempi moderni contro una classe politica fatta di quaquaraquà, si chiama Aboubakar Soumahoro e non serve ricordare che razza di figuraccia hanno fatto le persone che si erano affidate a questo signore per mostrare la propria superiorità etica di fronte a un Paese che ovviamente è fatto solo di cialtroni, quando invece i cialtroni erano proprio loro. E così questa volta sarebbe opportuno riportare a zero le strampalate fughe in avanti di chi ha pensato di risolvere in pochi minuti, mettendo insieme una attivista lesbica e una suora cattolica con un pizzico di questo e di quello, una questione che è gigantesca e che riguarda il distacco fra la generazione degli adulti e i nostri ragazzi, che negli ultimi 10 anni sembrano vivere al di fuori di ogni controllo della società e dell’autorità.

Un fenomeno non certo italiano, che ha le proprie radici dentro una modernità che ha creato degli strumenti sostitutivi all’educazione classica, fuori dal controllo di chiunque, che hanno formato principi e valori che noi boomer per quanto tecnologici come certi smanettoni dei telefoni non siamo in grado di comprendere fino in fondo, e questo lo dimostra anche l’incredibile silenzio del Paese di fronte al dubbio che il papà di Giulia predichi bene e razzoli come tanti signori della sua età, che non hanno avuto in casa il dramma enorme che ha vissuto lui ma che non per questo devono per forza essere peggiori e che nessuno di noi si sognerebbe di mandare in un istituto formativo di fronte a dei minorenni a parlare di sesso di donne e di uomini. Ma vedremo l’Italia ipocrita cercare di far finta di niente e di voltare questa pagina molto italiana e molto prevedibile, il fatto che le disgrazie non scelgano mai a casa di chi capitare, per continuare a vivere felici convinti che in tutte le cose ci sia una soluzione semplice, che ha un unico colore bianco o nero, a seconda di quello che ci comoda dire e che ci comoda raccontare.


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