Politica

Mattarella firma la riforma Meloni sul premierato

di Eleonora Ciaffoloni -


Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha autorizzato la presentazione alle Camere della riforma costituzionale recante “Disposizioni per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l’abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica”. Nella giornata di martedì il testo della riforma costituzionale era stato bollinato dalla ragioneria e consegnato al Quirinale.

Il testo, che prevede il suffragio diretto del Presidente del Consiglio per la durata di cinque anni, era stato presentato dal governo e approvato dal Consiglio dei ministri nelle scorse settimane. La presidente Meloni l’aveva definita in conferenza stampa “La madre di tutte le riforme” perché conferisce ai cittadini “il diritto a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici”. Quello dell’elezione diretta non è l’unico provvedimento della riforma. Il testo si divide in cinque articoli, in cui sono specificate una serie di altre norme tese a tenere in equilibrio il sistema istituzionale, visto che l’elezione diretta del premier decurta di poteri il Parlamento e il Presidente della Repubblica. In primo luogo, il Ddl Casellati attribuisce sì più peso politico alla figura del Premier eletto direttamente dai cittadini, ma non attribuisce ad esso nuovi poteri: difatti, il potere di nominare i ministri rimane in capo al Presidente della Repubblica. Il testo, poi, spiega il sistema elettorale: “Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale”.

Una legge ordinaria “disciplina il sistema elettorale delle Camere” in modo tale “che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei ministri”. Inoltre, dopo l’elezione – e dopo la nomina da parte del Capo dello Stato dei ministri – il governo si deve presentare alle camere entro dieci giorni per la fiducia. Se non la ottiene, Il Quirinale “rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo” e se neanche questo la ottiene “il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere”. Nel corso della legislatura, invece, in caso di sfiducia, il Presidente delle Repubblica può conferire l’incarico “a un altro parlamentare che è stato candidato in collegamento al Presidente eletto” e se anche questo Governo non ottiene la fiducia il Quirinale scioglie le camere. Per ultimo, con il ddl vengono aboliti i senatori a vita di nomina presidenziale, ma quelli attuali rimangono in carica.


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