Attualità

Meloni a Caivano dopo lo stupro fra le minacce per il reddito

di Eleonora Ciaffoloni -


L’inchiesta sul caso di Caivano si amplia e il dibattito segue la scia. Non solo per i gravi fatti che già da soli potrebbero far parlare per settimane, ma anche per le reazioni che la famiglia – ma soprattutto che i residenti del quartiere situato nel napoletano – hanno avuto a seguito della denuncia e del caso mediatico che si è scatenato. A parlare, dopo giorni in trappola nella propria casa per timore di ripercussioni, è la madre di una delle due cuginette vittime di abusi sessuali avvenuti nel Parco Verde del centro abitato. “Stiamo subendo minacce dal quartiere, hanno anche derubato mio figlio, quello che ha denunciato gli orrori, non mi sento al sicuro” fa sapere. Perché è stato proprio il figlio più grande a far sapere delle violenze (scoperte tra le chat con i coetanei coinvolti) a permettere ai carabinieri di essere informati sul terribile atto. E proprio su di lui sono arrivate le prime conseguenze con il furto del motorino. Minacce a cui seguono i fatti e a cui con coraggio una madre cerca di rispondere, come aveva cercato di rispondere – nell’analogo caso di Palermo – la giovane 19enne stuprata dal branco che si era detta “stufa dei vostri giudizi”, stanca di quello che dice la gente. La madre della piccola vittima di Caivano si sfoga con l’aiuto del suo avvocato, Angelo Pisani, e lo fa non solo per denunciare una situazione a dir poco precaria vissuta dalla famiglia, ma anche per fare un appello alla premier Giorgia Meloni che nella giornata di oggi sarà proprio in visita a Caivano e nei luoghi delle violenze. “Ho bisogno di parlare con la presidente Meloni, voglio parlare con lei” dichiara esprimendo direttamente il desiderio di incontrarla. “Domani venga nella scuola frequentata da mia figlia e da mia nipote” incalza, invitando le istituzioni ad entrare nei luoghi dove i giovani di Caivano vivono e frequentano i coetanei.

Un appello che vuole sensibilizzare, ma anche scacciare la paura in una famiglia in cui vive una delle vittime di un fatto terribile. Difatti, la visita della premier Meloni è molto attesa, ma non apprezzata da tutti, anzi. Sono tantissime le minacce che sono arrivate in direzione di Palazzo Chigi e della Presidente del Consiglio che invitano, attraverso i social, di non “farsi vedere”. Preso di mira è il governo e la sua guida a causa della cessazione dell’erogazione del Reddito di cittadinanza, decisione che ha portato a proteste e manifestazioni soprattutto a Napoli e in provincia. “Speriamo riman mort a Caivano”, scrive un utente, “lo spero pur io” aggiunge un altro, “adda murì” si legge ancora, fino a quella che suona come una vera e propria minaccia: “Sicura che tornerai a casa?”. E così, già da ieri prima della partenza della premier, l’allerta a Palazzo Chigi è stata alta, per possibili proteste che potrebbero accompagnare la visita in programma nel napoletano. Eppure, da parte di Meloni, la presenza a Caivano servirebbe per dimostrare che, in un territorio difficile e già segnato da storie di violenza, vi è la presenza dello Stato al fianco dei cittadini.
Intanto le indagini proseguono e l’inchiesta si allarga con 15 giovani iscritti nel registro degli indagati. Ma non solo. Secondo quanto si è appreso dagli avanzamenti delle ricerche, gli approcci con le vittime – poi sfociati nelle violenze avvenute nel Parco Verde – sarebbero avvenuti anche lungo il corso Umberto di Caivano e gli abusi, oltre che nel Parco Verde, anche in un’altra zona degradata della città che tutti chiamano Bronx. Da alcuni racconti – trovati attraverso i contenuti social e da alcuni messaggi trovati sui cellulari sequestrati ai giovani indagati – sembrerebbe emergere che per diversi mesi e da più di sei persone (quelle che inizialmente sembravano coinvolte nello stupro denunciato) le molestie sarebbero state reiterate e sistematiche. Secondo quanto ricostruito, le due cuginette una volta uscite di casa venivano avvicinate e “accompagnate” nel capannone, dove avvenivano gli abusi. Una situazione che, a seguito della denuncia e dell’inizio delle indagini, ha portato all’allontanamento delle due ragazzine dalle famiglie al fine di proteggerle e tenerle a distanza da eventuali situazioni di pericolo che sono più difficili da controllare.
Da combattere, difatti, c’è anche una cultura di omertà, che è stata dimostrata dalla non folta presenza al corteo organizzato per denunciare il degrado di Caivano. Solo 200 le persone presenti, di fronte a finestre e porte barricate in tutto il quartiere. Giorgia Meloni oggi potrebbe far aprire quelle finestre, mentre la comunità cerca risposte e soluzioni. Rimane il parroco Maurizio Patriciello ad alzare la voce per denunciare le lacune istituzionali e il dominio della camorra.


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