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Meloni a Palermo “Qui a testa alta Sconfiggeremo la mafia”

di Domenico Pecile -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


Meloni a Palermo “Qui a testa alta Sconfiggeremo la mafia”

Il caso di Zaki è un nuovo fronte per il governo alle prese con la riforma della giustizia, dall’abuso d’ufficio al nodo-intercettazioni, dalla custodia cautelare alle fughe in avanti del ministro Nordio sul concorso esterno. E tutto questo ieri ha fatto da contorno alle celebrazioni per la morte del giudice Paolo Borsellino, icona della destra. In programma c’era da una parte il tradizionale evento della destra, dall’altra le “Agende rosse”. Giorgia Meloni aveva annunciato che non avrebbe partecipato all’appuntamento di partito, limitandosi a due momenti istituzionali. Sulla non partecipazione, il premier è stato fermo nel sottolineare come sia “stucchevole il tentativo di strumentalizzare la mia impossibilità di prendere parte anche alla fiaccolata”.

Meloni a Palermo: Il senso della presenza e della memoria

“Il senso della presenza di oggi – ha detto – non è solo memoria perché la memoria ha un senso e una ragione se si raccoglie quel testimone. Per questo abbiamo partecipato al Comitato sulla sicurezza questa mattina con tutti gli attori che ogni giorno a Palermo, e non solo, si occupano di contrasto alle organizzazioni criminali”. Il premier ha poi sottolineato di avere riferito £che devono considerare il governo italiano al loro fianco, in tutto. Noi siamo convinti che la battaglia contro la mafia si possa vincere. Lo Stato ha inferto in questi mesi colpi importantissimi contro la criminalità organizzata e io sono stata colpita che si mettese in discussione anche questo”. Dunque per il presidente del Consiglio la sua non partecipazione alla fiaccolata per paura di contestazioni è stata una polemica inventata. “È una notizia inventata – ha ribadito – ma soprattutto chi è che mi potrebbe contestare esattamente? Perché è la mafia che mi potrebbe contestare”. Meloni ha poi affrontato il caso Nordio con l’obiettivo di archiviare la bufera. Il ministro “ha risposto a una domanda in tema di concorso esterno in associazione mafiosa, ma lui stesso – ha puntualizzato Meloni – ha detto da subito che non è previsto dal programma di governo è infatti non c’è. Che una risposta di un magistrato a domanda, diciamo che forse dovrebbe essere più politici in questo, diventi un fatto quando un fatto non è”, succede “quando si vuole fare polemica pretestuosa. I fatti sono che noi abbiamo salvato il carcere ostativa e difeso la legislazione antimafia. Negli ultimi mesi sono stati arrestati 1.300 mafiosi”.

Il ministro Nordio: “Monumento di virtù”

E ieri non poteva mancare la presa di posizione dello stesso ministro della Giustizia. “Non vi è alcun affievolimento – ha dichiarato – nel contrasto alla criminalità organizzata, né potrebbe essere altrimenti, principalmente da parte di un ministro che vi ha dedicato la parte più importante della propria funzione di magistrato. Ed è con questo sentimento di commossa rievocazione del collega Paolo e delle altre vittime della violenza stragista, che auspico che questa polemica sterile oggi si si chiuda”. Lo stesso Nordio ha definito Paolo Borsellino “un gigantesco monumento di virtù, coraggio e fede. Intanto, la deputata del M5S Valentina D’Orso rivolgendosi al ministro gli ha chiesto di dire “una volta per tutte e con parole chiare se ha intenzione di intervenire e come sul concorso esterno in associazione mafiosa”.


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