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Meloni a Shama: Evitare che i conflitti si propaghino, solo con il rispetto c’è pace

di Angelo Vitale -


La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è alla base Millevoi di Shama nel Libano del Sud dove il generale di Brigata Enrico Fontana da febbraio è il nuovo comandante della Joint Task Force-Lebanon Sector West, braccio operativo di Unifil nel settore ovest dell’area delle operazioni in corso. La premier pranzerà con i militari italiani impegnati in Libano. L’occasione di manifestare loro la riconoscenza e la vicinanza del governo e dell’Italia per l’impegno profuso “in un quadro di sicurezza fortemente deteriorato, a tutela della pace e della sicurezza internazionali, in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, per confermare la posizione dell’Italia nell’area, con metafore e paragoni utili a dire a quanto l’Italia tenga ad una soluzione dei conflitti ispirata all’equilibrio tra le lparti e al rispetto delle condizioni umanitarie.

Alle forze impiegate nell’ambito della missione Unifil e a una rappresentanza di militari della missione militare italiana bilaterale Mibil nel Paese, le parole della presidente: “Sono qui soprattutto a dire grazie, dire grazie a nome dell’Italia per aver scelto di indossare la divisa, grazie per aver capito che indossare quella divisa significa sapere usare la testa e il cuore, per aver accettato di venire fino a qui, In Libano, dove da decenni pezzo fondamentale della missione Unifil, in una terra culla di tante civiltà, per un tempo modello di convivenza. Il Libano – ha sottolineato – riveste un ruolo fondamentare nel Medio Oriente, voi lo sapete bene”.

“Il giorno di Pasqua io sarò con la mia famiglia e voi no – ha aggiunto -. E allora anche per questo sono qui, perché se è vero che la patria è una madre ed è vero, allora qualsiasi madre che possa farlo, se ha un figlio lontano, quando arrivano le feste lo raggiunge per dirgli la tua famiglia c’è, la tua famiglia è fiera di te”. E poi: “Sono molto contenta di avere l’occasione di pranzare con voi oggi come fanno tutte le famiglie. Per ricordarci che noi siamo tutti legati indipendentemente da quale sia il nostro compito, indipendentemente da quale sia il nostro ruolo, indipendentemente da quale sia la nostra mansione. Noi operiamo tutti per il buon nome della nostra famiglia”.

Sui conflitti in corso: “Sono giorni difficili in Medio oriente, in Europa, intere aree del Paese si sono improvvisamente incendiate, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare quel rischio. E voi siete parte di quello che noi possiamo fare, siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio. Quando c’è un incendio il rischio è sempre lo stesso: è quello che le fiamme volino troppo velocemente da un albero all’altro e che alla fine l’incendio non si riesca a domare”.

“Non può esserci pace se non c’è anche rispetto – ha voluto precisare -, e il rispetto che l’Italia è riuscita a costruire in nazioni e territori come questi, un rispetto garantito dalla professionalità e dall’umanità, dalla capacità di essere competenti, ma anche dalla capacità di saper guardare al bisogno degli altri è la carta d’identità del nostro orgoglio, è la base dell’autorevolezza che l’Italia ha costruito nel mondo e che consente a persone come noi come me di far valere gli interessi italiani”. Aggiungendo che “buona parte del nome che noi abbiamo in contesti come questo è costruito dal lavoro che voi fate ogni giorno”.




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