Esteri

Meloni prende tempo e fa pace con Macron

di Giovanni Vasso -


Sorelle latine. Che si ritrovano, dopo aver litigato a lungo, e si abbracciano in nome dei comuni ideali, della visione del mondo condivisa e delle battaglie da fare insieme. Insomma, Roma e Parigi ricuciono lo strappo, vistoso, che allontanava le loro cancellerie. In nome del Trattato del Quirinale, del sostegno a Kiev nella guerra, della volontà di fare muro, insieme, contro la Germania quando si tratterà di fare squadra, nei consessi Ue, per ostacolare il Patto di Stabilità che verrà.
Tutto è perdonato, dunque. Tra Giorgia Meloni, che ieri s’è recata in visita all’Eliseo, ed Emmanuel Macron è tornato il sereno. Monsieur le president ha ribadito che “i legami tra le nostre società, economie, artisti e università fanno vivere ogni giorno la relazione unica fra Italia e Francia: talvolta vi possono essere delle controversie ma sempre in un contesto rispettoso”. Insomma, l’amore non è bello se non è litigarello. Sono più le cose che uniscono rispetto a quelle che dividono. E Macron se ne dice convinto. “Abbiamo firmato il Trattato del Quirinale che è il sigillo dell’amicizia e della cooperazione fra i nostri due Paesi”. E poi c’è l’impegno comune, tra Roma e Parigi, sul fronte della guerra in Ucraina. “Come europei e alleati dobbiamo continuare ad essere insieme per a sostenere i cittadini ucraini dal punto di vista umanitario e militare, in modo tale che la controffensiva lanciata di recente sia efficace ha dichiarato Emmanuel Macron: “A brevissimo termine il nostro aiuto sarà militare e possiamo essere soddisfatti per la nostra eccellente cooperazione in quest’ambito: il nostro sistema di difesa antiaereo Samp-T è operativo in Ucraina, ed è un esempio concreto di ciò che Francia e Italia possono fare insieme al servizio dell’Ucraina e auspico che si possa continuare in questa maniera”. Meloni incassa e si dichiara speranzosa di rafforzare questa collaborazione. Intanto capitalizza l’apertura che lei stessa aveva fatto all’Eliseo su uno dei temi che a Parigi era tanto caro quanto inconfessabile. Il rapporto con l’Africa. Tra Italia e Francia, ha spiegato la presidente del consiglio, “c’è una sensibilità comune” specialmente sui temi di Libia e Tunisia, i fronti caldi del Maghreb. Sulla Tunisia, per esempio, Emmanuel Macron ha detto che, con l’Italia, “abbiamo una visione condivisa dell’emergenza della situazione e abbiamo la volontà di raggiungere un accordo efficace i attesa delle decisioni dell’Fmi”. Si tratta, ha rivendicato il presidente francese di un “approccio pragmatico” che “è quello che voglio continuare ad utilizzare, in questo modo possiamo andare avanti insieme con l’Italia nei prossimi mesi e nei prossimi anni”. A proposito, Macron ha ribadito la necessità di “organizzare in modo più efficace la gestione dei flussi migratori rimanendo fedeli ai nostri valori, dobbiamo lavorare meglio con i Paesi di transito e origine per evitare flussi in arrivo”. E dunque ha posto l’obiettivo di “rafforzare il controllo delle difese esterne di cui fa parte anche l’Italia come Paese di primo accesso, trovare l’equilibrio giusto di solidarietà e responsabilità di tutti i Paesi”. Un’apertura importante, da parte dell’Eliseo, che proprio sul tema dell’immigrazione s’è scontrato ferocemente con Palazzo Chigi nei mesi scorsi. Su questo argomento, Meloni ha dato appuntamento “a fine mese” quando “ci sarà un importante consiglio europeo e siamo d’accordo che si debbano fare passi avanti concreti rispetto a una visione che abbiamo già messo nero su bianco, cioè la difesa della dimensione esterna, e il superamento della diatriba tra movimenti prima e secondari”. Sorelle latine pacificate, dunque. E pronte a dar battaglia alle sorellastre frugali europee. Giorgia Meloni, da Parigi e di fianco a Macron, tornatole amico, ha parlato di Patto di Stabilità e ha tuonato: “Non possiamo consentire che tornino parametri oggi inadeguati, la grande sfida della nuova governance deve essere incentrata soprattutto sugli investimenti. Se ci siamo dati delle priorità non si può non tenere conto di questi elementi nella nuova governance. Gli investimenti sulle materie strategiche non possono essere considerati come tutti gli altri. Su questo siamo d’accordo”. Italia e Francia non possono dividersi. Se, come ha spiegato Meloni, l’interscambio commerciale tra i due Paesi vale 111 miliardi. Tanti quante le ragioni che spingono alla pace le sorelle latine. Pacificate, se non per amore, almeno per forza.


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