Meloni sceglie il compromesso per tenere saldo il centrodestra
La partita è cominciata, ma il fischio d’inizio non suona come una vittoria per tutti. L’accordo del centrodestra sui candidati alle Regionali del 23 e 24 novembre è il compromesso che salva la facciata ma lascia aperte qualche crepa. Giorgia Meloni ha scelto la stabilità, sacrificando le ambizioni territoriali di FdI pur di tenere insieme una coalizione che da mesi cammina su un equilibrio sottile. Ha lasciato il Veneto alla Lega di Alberto Stefani, giovane vice di Salvini e pupillo del segretario, ma in cambio ha incassato 5 assessori in giunta e un credito politico pesante: la Lombardia del 2028. In Campania correrà Edmondo Cirielli per FdI, viceministro degli Esteri e volto solido del partito meloniano, chiamato a sfidare Roberto Fico. In Puglia, invece, tocca al civico Luigi Lobuono, ex presidente della Fiera del Levante, sostenuto da tutta la coalizione per contrastare il favorito Antonio Decaro. Tre candidature pensate per l’unità del centrodestra più che per infiammare le piazze, con equilibri calibratitro tra Palazzo Chigi e via Bellerio.
È la politica bellezza! Così
Salvini può rivendicare la “continuità” con l’era Zaia, ma sa che il conto arriverà. In via Bellerio la base rumoreggia. Non è più la Lega dei territori, a trazione nordista. Meloni, da parte sua, ha dimostrato ancora una volta di essere la vera regista del centrodestra: lascia vincere gli altri per restare lei la sola che non perde. In Veneto, però, i mal di pancia non mancano. Con il 37% alle Europee, FdI sognava un proprio candidato alla guida della Regione simbolo del leghismo.
Ma dietro le quinte il messaggio è chiaro:
La premier non vuole spaccature che mettano a rischio il governo. Meglio qualche mugugno locale che un terremoto nazionale. Dall’altra parte dello schieramento, il “campo largo” somiglia sempre più a un campo sparso. Il centrosinistra si prepara al voto in Toscana con il fiato corto e la coabitazione forzata tra Pd e Cinque Stelle. Eugenio Giani chiude la campagna con Schlein e Bonaccini, ma Conte gira la regione evitando di mostrarsi accanto al governatore uscente. Domenica, in Toscana, il centrosinistra vincerà quasi certamente. Ma sarà un successo amaro, figlio più delle divisioni altrui che di una spinta propria. Nel frattempo, Meloni avrà raggiunto l’obiettivo che più le sta a cuore: mantenere serrato il centrodestra. In politica, la forza non sta nel dominare gli alleati, ma nel saperli tenere insieme con lungimiranza.
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