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Migranti, il silenzio di Bruxelles è sempre più forte

di Maurizio Zoppi -

SOCCORSO IN ACQUE INTERNAZIONALI DELLA LIFE SUPPORT DI EMERGENCY, MAR MEDITERRANEO ACQUA MIGRANTI MARE GOMMONE


Lampedusa è stracolma di migranti e dopo la strage di Cutro, l’Europa continua a boccheggiare rispetto a questa tematica che affligge le coste italiane da decenni. Proprie in queste ore, sono in corso delle operazione di salvataggio a 100 miglia a sud est di Roccella Ionica ed a 70 miglia dalle coste di Crotone per un totale di circa mille migranti.
L’ “Alarm phone” che è stato contattato da alcune delle persone delle 500 a bordo di uno dei tre pescherecci in difficoltà, ha lanciato l’allarme nelle prime ore della mattinata di ieri (10 marzo ndr). I soccorsi sono coordinati dalla centrale operativa della guardia costiera di Roma in area di responsabilità Sar italiana. Le operazioni risultano “particolarmente complesse per il numero elevato di persone presenti a bordo delle imbarcazioni alla deriva”, spiegano dalla guardia costiera che ha previsto l’impiego di un aereo Atr 42, della “Nave Corsi” e della “Nave Visalli.” Inoltre l’imponente operazione di soccorso prevede una imbarcazione della marina militare a dare manforte. “La nave militare sta procedendo alla massima velocità consentita per fornire l’assistenza richiesta”, fa sapere in una nota il Ministero della Difesa. Le condizioni meteo, a causa del forte vento di libeccio, sono in peggioramento e le operazioni di messa in sicurezza dei migranti, risulterebbero “difficili”. A seguito dei soccorsi, i probabili porti “sicuri” in cui sbarcare i naufraghi, potrebbero essere: Pozzallo, Catania ed anche Messina. L’arrivo è previsto per questo weekend.
Nel frattempo, un consiglio degli Affari interni a Bruxelles è stato indetto pochi giorno dopo il naufragio nelle coste di Brindisi che ha esortato buona parte dei ministri a fare di più, rispetto al traffico dei migranti nel Mar Mediterraneo. A impostare la ‘rotta’ del dibattito è stata una lettera pubblicata da sette Paesi: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera in qualità di membro Schengen. Nella missiva si chiede di “applicare in buona fede” le regole di Dublino.
Nel documento non si fa il nome dell’Italia ma lo hanno fatto alcuni ministri al loro arrivo alla riunione, Francia e Svizzera in particolare. “È evidente che il regolamento di Dublino è diventato complesso, quasi non funziona più con alcuni Paesi, in particolare l’Italia”, ha indicato il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin. “Gia’ prima della crisi dell’Ocean Viking, l’Italia riammetteva una persona su dieci. Quindi, ovviamente, dobbiamo migliorare sulla questione”, ha spiegato. “Non sono l’unica a dire che dobbiamo mantenere il dialogo con l’Italia e chiederle di onorare il patto di Dublino”, ha chiarito la ministra svizzera della Giustizia, Elisabeth Baume-Schneider. Da parte sua la ministra tedesca dell’Interno, Nancy Faeser, che ha annunciato la disponibilità della Germania “ad accogliere una parte dei superstiti di Cutro”, ha rimarcato che “la responsabilità di applicare le normative di Dublino è prevista dalla legge”.
E proprio su questo punto si innesca lo scontro con l’Italia che spesso ha criticato il meccanismo che prevede l’obbligo di responsabilità, ma non l’obbligo della solidarietà per la redistribuzione. I Paesi pro Dublino sostengono che “non applicando le regole, l’Italia esercita di fatto una redistribuzione”. “C’è sicuramente un collegamento tra i ricollocamenti e l’applicazione di Dublino, ma a dimostrare che c’è un problema con i movimenti secondari sono i numeri: l’anno scorso abbiamo avuto 330mila arrivi irregolari ma quasi un milione di richieste di asilo”, ha evidenziato la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson.
La presidenza svedese, rappresentata dalla ministra per le Migrazioni, Maria Malmer Stenergard, ha richiamato all’ordine: “È importante applicare le regole attuali che abbiamo per creare la fiducia necessaria, in attesa di arrivare a un accordo sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo”. E l’impegno ad andare avanti sul Patto è stato confermato da tutti i ministri, ha indicato Johansson. Da giorni Bruxelles e i suoi politici europei continuato la sua battaglia decennale per ideare un sistema migratorio che protegga meglio i suoi vasti confini ed eviti tragedie come il naufragio del mese scorso al largo dell’Italia, che ha ucciso almeno 70 migranti. Ma i ministri dell’Interno dei 27 membri dell’Unione Europea sono rimasti impantanati in colloqui tecnici che mirano a rinnovare il sistema di migrazione e di asilo politico, entro la primavera del 2024. “Come potete vedere, la soluzione ai flussi migratori clandestini non si sta muovendo abbastanza velocemente quando guardiamo ai tragici eventi in Italia di pochi giorni fa”, ha detto il ministro dell’Interno austriaco Gerhard Karner.
In Europa, le tragedie umanitarie e la difficile situazione delle persone in fuga dalle persecuzioni in paesi come l’Afghanistan e la Siria, spesso passano in secondo piano rispetto alla retorica populista sul sovraffollamento, la perdita dell’identità nazionale e il costo degli alloggi per i migranti.
Di tanto in tanto, però, un disastro come la strage del 26 febbraio al largo della spiaggia di Cutro, nel sud Italia, focalizza di nuovo brevemente, la tematica, nelle menti dei politici. Il governo Meloni ha tenuto persino un consiglio dei ministri, vicino al luogo del naufragio, discutendo un decreto per contrastare l’immigrazione clandestina sulle rotte mortali attraverso il Mediterraneo. In dieci articoli, lo schema di decreto che sta mettendo in atto il governo italiano, semplifica gli ingressi regolari e definisce nuove misure di contrasto all’immigrazione clandestina, con il reato per i trafficanti che provocano morte o lesioni. Intanto, sulle strategie politiche dell’UE, i progressi sono stati particolarmente lenti, anche se naufragi come quello del 2013 al largo dell’isola italiana di Lampedusa, che ha ucciso oltre 300 persone, avevano sollevato aspettative ai paesi membri, che potevano muoversi più velocemente. Ma così non è stato.

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