Cronaca

Multa Ue di 1,8 miliardi a Apple. Cupertino prepara un ricorso

di Angelo Vitale -


La Commissione Europea ha multato Apple per oltre 1,8 miliardi di euro, per abuso di posizione dominante sul mercato della distribuzione di app di streaming musicale agli utenti iPhone e iPad attraverso il suo App Store. Una notizia che sopravanza e arriva quasi a quadruplicare, nell’importo della sanzione, quanto previsto dal Financial Times due settimane fa (500 milioni). In particolare, la Commissione ha riscontrato che Apple applicava restrizioni agli sviluppatori di app, impedendo loro di informare gli utenti iOS sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’app, una pratica illegale in base alle norme antitrust dell’Ue.

Da Cupertino replicano con una versione dei fatti completamente opposta, annunciando un ricorso. La principale azienda che ha chiesto alla Commissione Europea di intervenire su Apple è la svedese Spotify, i cui rappresentanti “si sono incontrati con l’esecutivo Ue oltre 65 volte durante l’indagine” che ha portato alla multa da 1,8 miliardi di euro inflitta oggi alla casa di Cupertino per abuso di posizione dominante nel mercato dello streaming musicale. Lo precisa Apple, specificando che Spotify detiene oggi una quota di mercato del “56%” in Europa nello streaming musicale, “più del doppio” del secondo competitor. E che questa “non paga nulla ad Apple per i servizi che l’hanno aiutata a diventare uno dei marchi più riconoscibili del mondo. Gran parte del loro successo è dovuto all’App Store, insieme a tutti gli strumenti e la tecnologia che Spotify utilizza per costruire, aggiornare e condividere la propria app con gli utenti Apple in tutto il mondo”.

L’app di Spotify è stata “scaricata, riscaricata e aggiornata oltre 119 miliardi di volte su dispositivi Apple”, aggiunge la multinazionale, elencando i diversi altri modi in cui Apple contribuisce al successo di Spotify, per poi concludere che ricorrerà contro la sanzione inflittale oggi dalla Commissione.

Approfondito, per la verità, il contesto che ha originato le mosse della Commissione Ue. Apple, questo viene evidenziato, è oggi l’unico fornitore di un App Store in cui gli sviluppatori possono distribuire le loro app agli utenti iOS in tutto lo Spazio economico europeo (See). Apple “controlla ogni aspetto dell’esperienza utente iOS e stabilisce i termini e le condizioni che gli sviluppatori devono rispettare per essere presenti sull’App Store ed essere in grado di raggiungere gli utenti iOS nel See”. Dall’indagine della Commissione, è emerso che la casa di Cupertino vieta agli sviluppatori di app di streaming musicale di informare in modo completo gli utenti iOS sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’app e di fornire istruzioni su come abbonarsi a queste offerte.

In particolare, le disposizioni vietano agli sviluppatori di app di informare gli utenti iOS all’interno delle loro app sui prezzi delle offerte di abbonamento disponibili su Internet al di fuori dell’app; proibiscono di informare gli utenti iOS all’interno delle loro app sulle differenze di prezzo tra gli abbonamenti in-app venduti tramite il meccanismo di acquisto in-app di Apple e quelli disponibili altrove. Vietano anche di includere collegamenti nelle loro app che indirizzino gli utenti iOS al sito web dello sviluppatore dell’app su cui è possibile acquistare abbonamenti alternativi. Agli sviluppatori di app è stato inoltre impedito di contattare gli utenti appena acquisiti, ad esempio tramite e-mail, per informarli sulle opzioni di prezzo alternative dopo aver creato un account.

La decisione di oggi conclude che le disposizioni cosiddette ‘anti-steering’ di Apple per la Commissione costituiscono condizioni commerciali sleali, in violazione del Tfue. Queste disposizioni “non sono né necessarie né proporzionate per la tutela degli interessi commerciali di Apple in relazione all’App Store sui dispositivi mobili di Apple e influiscono negativamente sugli interessi degli utenti iOS, che non possono prendere decisioni informate ed efficaci su dove e come acquistare abbonamenti allo streaming musicale da utilizzare sul proprio dispositivo”. Per la Commissione il comportamento di Apple, durato quasi dieci anni, potrebbe aver portato molti utenti iOS a pagare prezzi assai più alti per gli abbonamenti in streaming musicale, a causa delle elevate commissioni imposte da Apple agli sviluppatori e trasferite ai consumatori, sotto forma di prezzi di abbonamento più elevati per gli sviluppatori.


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