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Negozi sfitti, il trend avanza

Un fenomeno che peggiora: il numero più alto in Lombardia e Veneto

di Angelo Vitale -


La desertificazione commerciale avanza in Italia, un trend incessante: oltre 105mila i negozi sfitti, il numero più alto in Lombardia (9.447) e Veneto (9.118).

Negozi sfitti, sono 105mila

Un fenomeno che peggiora. Negli ultimi dodici anni l’Italia ha perso oltre 140mila attività di commercio al dettaglio, tra negozi fissi e ambulanti. I cali più forti, nei centri storici e nei piccoli Comuni, già fragili sul piano demografico e infrastrutturale.

Una parte rilevante del problema per gli spazi inutilizzati: circa un quarto dei 15mila sfitti è chiuso da oltre un anno. Entro il 2035 potrebbero scomparire altre 114mila imprese al dettaglio: questo l’allarme di Confcommercio.

In pratica, verrebbe meno oltre un quinto delle attività oggi attive, con effetti pesanti su economia urbana, vivibilità e coesione sociale. Anche la densità commerciale – il numero di negozi in rapporto agli abitanti – conferma la criticità: molte città medio-grandi del Centro-Nord risultano particolarmente esposte. Anche se in alcune aree del Mezzogiorno il calo appare più contenuto, complice la riduzione della popolazione residente e un minore utilizzo dell’e-commerce.

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Contro il trend, un’Agenda Urbana Nazionale

La proposta, un’Agenda Urbana Nazionale. Confcommercio, con il progetto Cities, indica a governo, Regioni e Comuni l’obiettivo di rigenerare i centri urbani valorizzando le economie di prossimità e le imprese del terziario di mercato.

Una strategia per creare un quadro stabile e integrato delle politiche urbane, armonizzare i Distretti Urbani dello Sviluppo Economico, introdurre strumenti condivisi, promuovere una logistica urbana più sostenibile.

Perché nello scenario recente la desertificazione commerciale si è intrecciata con nuove dinamiche urbane. Dopo il boom post-pandemico, i volumi dell’e-commerce persistono e comprimono i margini dei negozi tradizionali.

Il ritorno parziale alla vita nei centri storici risente di consumi più intermittenti, influenzati da turismo e stagionalità. L’aumento dei costi energetici e degli affitti penalizza soprattutto le piccole attività.

Si impone la sperimentazione di nuovi modelli di rigenerazione: l’uso temporaneo degli spazi sfitti, maggiori incentivi locali per botteghe artigiane e micronegozi, un impulso alle “città dei 15 minuti”.


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