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Nel G7 si ragiona su come sbloccare 300 miliardi di fondi russi congelati per aiutare l’Ucraina

di Angelo Vitale -


Si intensificano, tra i Paesi del G7, i colloqui su come utilizzare i 300 miliardi di dollari di fondi congelati dalla Russia per sostenere l’Ucraina, dal momento che non sono garantiti flussi continui di aiuti finanziari dagli Stati Uniti e dall’Europa. Lo rivela il Financial Times, avendo potuto avere accesso a un documento di discussione proposto dal governo degli Stati Uniti. “I membri del G7 e altri Stati particolarmente colpiti potrebbero confiscare i beni sovrani russi, come contromisura per indurre la Russia a mettere fine alla sua aggressione”, si legge nel documento.

I Paesi del G7, da settimane, hanno iniziato a esplorare attivamente i modi e i tempi per espropriare i beni della banca centrale russa dopo che i repubblicani negli Stati Uniti e il primo ministro ungherese Viktor Orban hanno bloccato i pacchetti di aiuti finanziari per Kiev all’inizio di questa settimana, commenta il quotidiano.

A metà dell’ottobre scorso, i rappresentanti del G7 avevano rilasciato una dichiarazione comune alla conferenza del Fondo Monetario Internazionale di Marrakech, annunciando questo proposito: “Esploreremo come questi fondi immobilizzati possano essere indirizzati a sostenere l’Ucraina e la ricostruzione in conformità con le leggi applicabili”.

In proposito, si stima che il danno provocato in Ucraina dal conflitto sia di centinaia di miliardi di dollari, una somma che cresce ogni giorno. Una valutazione congiunta pubblicata nel marzo 2023 dal governo dell’Ucraina, dal Gruppo della Banca Mondiale, dalla Commissione Europea e dalle Nazioni Unite, aveva ritenuto che il costo della ricostruzione e della ripresa in Ucraina sia cresciuto a 411 miliardi di dollari equivalenti a 383 miliardi di euro. Una stima che copriva il periodo di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 al primo anniversario della guerra il 24 febbraio 2023. Precisando che i costi di ricostruzione cresceranno nei prossimi 10 anni.

Il dibattito attuale nel G7 verte su più di 300 miliardi di dollari congelati e relativi a sanzioni su attività in valuta estera della banca centrale russa. E i governi che detengono questi beni russi immobilizzati sono quelli i cui contribuenti hanno fornito all’Ucraina pacchetti di aiuti dall’inizio della guerra. Una questione finora irrisolta, tra aspirazioni ad un sequestro totale e preoccupazioni legali. Beni che sono legalmente di proprietà russa ma detenuti all’estero, con una parte significativa in Europa e un’altra presso la Federal Reserve Bank di New York. Al riguardo, l’Europa punta al sostegno politico del G7 per imporre una tassa fino a 200 miliardi di euro sulle attività bancarie centrali russe nelle banche europee, piuttosto che arrivarle a confiscare direttamente. Una soluzione, questa, che potrebbe condurre fino a 3 miliardi di euro di profitti inaspettati.

Dei 200 miliardi di euro detenuti in Europa, circa 125 miliardi di euro sono gestiti dalla società belga di servizi finanziari Euroclear. E il Belgio intende portare avanti una raccolta fino a 2,3 miliardi di euro di tasse sui beni congelati russi per indirizzarli alla ricostruzione in Ucraina, aveva affermato sempre in ottobre un portavoce del primo ministro belga.






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