Intervista a Maria Elena Boschi: “Il piano di Netanyahu su Gaza è folle”
“A Milano diamo voce a chi pensa che Netanyahu si debba fermare. Non solo per salvare la popolazione civile palestinese che ormai è stremata ma perché il suo piano di occupazione di Gaza è folle. Ma questo non vuol dire attaccare Israele o legittimare un’idea sbagliata di responsabilità collettiva degli israeliani o addirittura degli Ebrei. Quello è antisemitismo ed è inaccettabile. I due popoli e due stati, passano anche dallo scioglimento di Hamas o Israele non potrà essere al sicuro. E ricordiamoci che, piaccia o meno, è l’unico stato democratico dell’area. Ascolteremo anche la testimonianza di Aviva Seigal, rapita insieme al marito da Hamas il 7 ottobre. È un peccato che non ci siano state le condizioni per un’unica manifestazione coi partiti di sinistra ma la loro piattaforma, immodificabile, non poteva essere la nostra. Senza nessuna polemica, è legittimo che ci possano essere sensibilità diverse pur partendo tutti dalla prospettiva dei due popoli in due stati”. È quanto sostiene, in modo inequivocabilmente chiaro, Maria Elena Boschi, esponente di spicco e capogruppo alla Camera di Italia Viva.
Il centrodestra invece diserterà entrambe le iniziative, pur criticando Netanyahu per quanto accade a Gaza. Cosa ne pensa?
“Le critiche del governo a Netanyahu sono state molto blande, il minimo sindacale. Anche Trump è stato più netto di loro. Ma soprattutto manca un’idea politica: Meloni e Tajani, al di là del sostegno umanitario, cosa propongono? Noi su questo non abbiamo fatto sconti al Governo e capisco che non partecipino alla nostra iniziativa, anche se le porte sono aperte per tutti. Ma il punto è che chi è al governo ha la responsabilità di fare proposte più che partecipare a iniziative”.
Invece sulla tragedia in corso nella Striscia e su Netanyahu l’anima terzopolista sembra aver ritrovato l’unità. La pace durerà?
“L’unica pace che conta è quella che va costruita a Gaza. E sembra allontanarsi sempre più purtroppo. Da parte nostra nessuna guerra a Calenda. Il nostro obiettivo è creare la coalizione più ampia possibile per battere Meloni e mi pare normale lavorare anche con Azione con cui sono più i punti che ci uniscono che quelli che ci dividono. Su temi così importanti nessun personalismo. Peraltro all’iniziativa ci saranno anche amici di altri partiti che condividono lo spirito dell’iniziativa. Dalle crisi internazionali, al problema enorme dei dazi per le nostre imprese, sino al rischio povertà per le famiglie italiane, abbiamo il dovere di costruire una alternativa a questo governo incapace di risolvere i problemi e mettere un freno a Meloni e Mantovano che ogni giorno di più si prendono pieni poteri”.
Italia Viva e Azione confermano di avere una visione comune, lo si è visto anche con le critiche, sia per il metodo che nel merito, al decreto Sicurezza…….
“Quel decreto è una vergogna. E noi di Italia Viva lo abbiamo detto a viso aperto. Non solo il governo ha umiliato il parlamento sostituendo un dl ad una legge dopo mesi e mesi di lavoro tra Camera e Senato, ma hanno anche usato tagliola e fiducia, non dandoci la possibilità di discutere le norme, figuriamoci modificarle. Il merito però è anche peggio. Tra le varie cose, autorizzano – su mandato di Meloni – i servizi segreti a costituire impunemente associazioni terroristiche ed eversive. Nel Paese di Gladio e della P2, ci rendiamo conto? Puniscono in modo assurdo chi protesta pacificamente senza alcuna violenza, mandano in carcere bambini con meno di tre anni. Sono queste le emergenze sicurezza per le ragazze che hanno paura a prendere un treno di sera o per un anziano che in certe zone ha paura a tornare per le rapine? Investano di più sulle forze dell’ordine se vogliono garantire la sicurezza e facciano tornare nelle strade italiane i 500 agenti che da mesi sono in Albania e vigilare su centri migranti vuoti per alimentare la propaganda meloniana. E smettano di tagliare risorse ai comuni perché la sicurezza si garantisce anche con biblioteche e teatri aperti la notte, illuminazione pubblica. Un euro in sicurezza un euro in cultura, come fatto con il governo Renzi”.
C’è ancora la possibilità far confluire gli altri partiti di opposizione sul metodo Silvia Salis anche a livello nazionale o prevarranno ancora personalismi e distinguo, soprattutto tra i 5 Stelle?
“Genova deve essere il modello. Questa volta abbiamo vinto perché avevamo un’ottima candidata ma anche perché eravamo tutti insieme. E noi siamo stati decisivi. Pochi mesi fa il veto del Movimento 5 Stelle su di noi aveva regalato la regione al centrodestra. Sul piano nazionale vale lo stesso principio. E di fronte ad un governo incapace e pericoloso abbiamo il dovere di provarci”.
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