Esteri

U.S.A. E GETTA – New York vs i colossi dei social network

di Rita Cavallaro -


New York porta in tribunale i colossi dei social network. Sotto accusa finiscono Facebook, TikTok e YouTube perché, secondo il sindaco Eric Adams, sarebbero responsabili di influenzare i giovanissimi attraverso strategie di marketing aggressive e sistemi di algoritmi che “attirano, catturano e creano dipendenza nei giovani”, esponendoli a contenuti dannosi. È così che le tre piattaforme avrebbero contribuito alla crisi della salute mentale tra bambini e ragazzi della metropoli, al punto da spingere un gran numero di minori al suicidio. “Un flusso continuo di contenuti dannosi alimenta la crisi nazionale della salute mentale dei giovani”, ha detto Adams, parlando di ansia, depressione, cyberbullismo e altri disturbi legati alla dipendenza. Motivo per il quale ha chiesto al Tribunale, oltre al risarcimento danni, di ordinare alle piattaforme social di implementare le misure di sicurezza volte a proteggere i minori dai contenuti dannosi e a limitare il tempo di utilizzo. E se non c’è dubbio che i bambini vadano tutelati dalla manipolazione dei social, qualche sospetto su un supporto anche per gli adulti viene, di fronte a certi siparietti. Che dire dell’ossessione del re dell’horror Stephen King? A ben vedere gli ultimi tweet, sembra che lo scrittore non stia molto bene. “Caro Elon: Twitter. Twitter, Twitter. Twitter, Twitter, Twitter. Twitter, Twitter, Twitter. E così via. Fanculo al tuo bisogno di mettere il tuo marchio personale su tutto”, ha scritto un paio di giorni fa su X, polemizzando direttamente con Elon Musk per aver cambiato il nome della piattaforma da Twitter a X. Certo, la lite con il patron di Tesla va avanti da mesi, da quando King aveva scatenato la polemica per la spunta blu a pagamento. Da allora Elon è diventato il suo nemico giurato, nonostante allo scrittore sia stata concessa gratuitamente la spunta. Nulla da fare, King è ossessionato. Alla sua salute, purtroppo, non giovano la valanga di commenti sotto il tweet, con utenti che hanno fatto notare allo scrittore come Musk, in quanto proprietario del social, sia libero di chiamarlo come vuole. “Perché, tu non metti il tuo nome sui tuoi libri?”, risponde un utente. E la pietra tombale: “Dice il tizio che mette il suo nome più grande del titolo su tutti i suoi libri”.


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