Nordest, battaglia nella maggioranza da Trento a Trieste
Fedriga
La maggioranza di Governo è solida a Roma, ma all’improvviso nubi fosche si agitano a Nordest in vista delle elezioni d’autunno, dove FdI vuole legittimamente passare all’incasso, visto che nelle urne si sono ribaltati i rapporti di forza con la Lega di Salvini. Dunque da Trento a Trieste, passando per il Veneto dove le grandi manovre per il candidato presidente successore a Luca Zaia sono in pieno svolgimento, il centrodestra è in evidente fibrillazione. Nel giro di 48 ore dapprima si è aperta in maniera clamorosa la crisi a Trieste, dove gli assessori di Lega, Lista Fedriga e FI, 7 su 10, hanno rimesso la delega al governatore dopo avere formalmente preso cappello per le dichiarazioni critiche del ministro friulano di Fdi, Luca Ciriani, sulla sanità regionale, ma il sospetto – secondo il broccardo andreottiano che “a pensare male si fa peccato ma si indovina” -, è che Massimiliano Fedriga (nella foto) vuole rinnovare la presidenza fino al 2030, visto che la legislatura scadrebbe nel 2027, con un terzo mandato mascherato; quindi il governo Meloni ieri ha impugnato alla Consulta la legge sul terzo mandato del Trentino caldeggiata dalla giunta del leghista Maurizio Fugatti, sulla falsariga di quello che era successo in Campania. “Ma guardate che il terzo mandato non c’entra nulla con la crisi del Friuli Venezia Giulia – getta acqua sul fuoco Fedriga conversando con i cronisti a Venezia al festival delle Regioni -. Ho letto i giornali che mischiano le cose. La crisi nasce perché sono state fatte più volte delle dichiarazioni, oltretutto lontane dalla realtà rispetto all’azione di governo della Regione, che ha un enorme consenso da parte dei cittadini, fortunatamente”. Sul banco degli accusati, dunque a sentire Fedriga, il ministro per i Rapporti col Parlamento Ciriani, di cui non sono piaciute quelle che di fatto sono state le esternazioni contro l’assessore alla sanità Roberto Roberti. In realtà, da più parti si osserva con realismo che nel momento in cui il Governo ha affossato le aspirazioni dei governatori leghisti al terzo mandato, le dichiarazioni ad esempio di Ciriani sono diventate un pretesto. In realtà, Fedriga sottolinea che “abbiamo dato un contributo importante allo sviluppo della Regione e ci piacerebbe continuare a farlo, ma non sono disposto a scendere ai compromessi di una vecchia politica, che guarda a posizionamenti e non a risposte da dare ai cittadini”. Intanto, da Trento, dove Fugatti aspirerebbe al tris nel 2028, il governatore va all’attacco: “So che qualcuno ha voluto leggere solo parzialmente la sentenza della Consulta sulla Campania. Ma chi la legge bene capisce che le Autonomie speciali non sono comprese. Tutta questa eccitazione politica che ho visto sulla certezza che il Trentino possa essere contemplato in quella sentenza, ammesso e non concesso che ci sia l’impugnativa, non esiste. Perché sei righe dove si dice invece che le Autonomie speciali non sono interessate dalla sentenza sono molto chiare”. Per contro quello che da più parti è ritenuto il regista del malcontento leghista a Nordest, visti i suoi stretti rapporti con Fugatti e Fedriga, vale a dire il segretario federale Matteo Salvini, per una volta interpreta la parte dello sceriffo buono e minimizza: “Non c’è nessun problema nella maggioranza governativa, sono questioni locali”. Il problema è che né la Lega né FI avrebbero voglia di tornare alle urne in Friuli-Venezia Giulia perché un anno fa alle europee FdI ha quasi quintuplicato i consensi del 2019 (da 7,61 al 34%), mentre il Carroccio è passato dal 42,56 al 14,9%, con FI sempre al 7%. Il centrodestra, insomma, ha mantenuto lo stesso consenso, il 55%, ma redistribuendo i pesi all’interno. Quello che è accaduto anche in Veneto, e non a caso FdI non può non pensare alla presidenza a palazzo Balbi e il candidato che allo stato gode i favori del pronostico è il senatore e segretario regionale dei meloniani, Luca De Carlo, un moderato che incarna i valori veneti e che anche dagli avversari è apprezzato per questo suo stile di basso profilo. Ecco allora che la decisione del 45enne Fedriga, che quanto a strategia non è secondo a nessuno e la lezione del moralista del Seicento Baltasar Gracian sull’arte pubblica di “simulare e dissimulare” l’ha mandata a memoria, di lanciare una crisi tutt’altro che al buio, in realtà mira alla convocazione in Friuli-Venezia Giulia dei comizi elettorali in autunno in concomitanza con le elezioni in Veneto e Campania, per garantirsi la presidenza fino al 2030 e anestetizzare le aspettative di FdI, cui spetterebbe Venezia.
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