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Politica

Occhiuto, il centro vincente al Sud agita gli equilibri nazionali

di Ivano Tolettini -


La rielezione di Roberto Occhiuto in Calabria non è soltanto il bis di un governatore apprezzato. È un messaggio politico a Roma, e un aggiustamento silenzioso dentro la coalizione di governo. Con il 57,4% dei voti personali e una Forza Italia risalita al 18%, Occhiuto non solo consolida il proprio dominio regionale, ma si accredita come potenziale futuro leader moderata del partito. A 56 anni, con un profilo tecnico-amministrativo e una storia che parte dal giornalismo parlamentare, il vicesegretario azzurro è oggi il nome che più di ogni altro incarna la rinascita del “centro” azzurro. La vittoria è figlia di una campagna sobria, quasi istituzionale. Occhiuto ha puntato sui numeri della gestione: cantieri, bilanci, sanità, fondi Pnrr. Ha costruito un racconto di efficienza e affidabilità, lasciando a Roma le bandiere ideologiche.

E il risultato lo premia

Forza Italia supera sia Fratelli d’Italia (11,6%) sia la Lega (9,5%), confermandosi primo partito della regione. Un rovesciamento simbolico e strategico. Perché dimostra che il voto nel Sud non può essere figlio né del sovranismo né del movimentismo, ma del pragmatismo. Proprio questo successo, tuttavia, apre possibili crepe nella coalizione. Fonti parlamentari riferiscono che nelle ore successive al voto il malumore sia serpeggiato in Fratelli d’Italia: secondo alcuni osservatori, Occhiuto avrebbe “canalizzato” parte del voto utile verso la Lega, nel tentativo di contenere il risultato meloniano e mantenere l’equilibrio interno. Ipotesi difficile da verificare, ma indicativa del clima. Da tempo FdI guarda con sospetto alla crescita di Forza Italia nel Sud, temendo che Tajani e i suoi presidenti di regione costruiscano una sorta di federazione moderata capace di pesare al tavolo nazionale.

L’altro fronte è quello del futuro

Se Giorgia Meloni resta il perno indiscusso della coalizione e Salvini tenta il rilancio identitario, Occhiuto rappresenta il volto del governismo pragmatico. Un modello di leadership che non urla, ma accumula consenso. Non è un caso che lo stesso Tajani, nelle prime dichiarazioni, abbia definito il voto calabrese “una conferma di classe dirigente e di serietà”. È un messaggio indirizzato non solo agli elettori, ma ai partner: Forza Italia torna ad essere necessaria. Il segnale è in un momento cruciale. Domenica si vota in Toscana, dove il “campo largo”, naufragato in Calabria, è grande favorito, e la Lega prova a rientrare in partita con il traino di Vannacci. Il generale della Folgore è la scommessa di Salvini per riaccendere l’elettorato identitario. Ma è anche un test di compatibilità per la Lega. Il rischio, per il Carroccio, è che la radicalità non scaldi più i cuori, mentre il modello Occhiuto dimostra che si vince col tono basso e la concretezza.

Rebus Veneto

E sullo sfondo rimane il rebus veneto. Il centrodestra è ancora senza candidato. La Lega spinge per Alberto Stefani, deputato vicino a Salvini; FdI per Luca De Carlo o Raffaele Speranzon, profili politici e radicati. Il ritardo non è casuale: è tattica pura. Più i giorni passano, più FdI può imporre il proprio nome come fatto compiuto, riducendo i margini di manovra del Carroccio e trasformando la roccaforte leghista nella regione della “normalizzazione meloniana”. Ma in controluce si intravede anche un’altra partita: quella delle quote interne e degli equilibri di governo. Perché se in Calabria FI ha dimostrato di poter essere maggioritaria, in Veneto il ruolo del partito di Tajani è ben diverso. E si affida a Flavio Tosi per risalire nei consensi. Il centrodestra, oggi, vive una fase di competizione interna sotto controllo. Meloni tiene la leadership nazionale, ma sa che la sua egemonia ha bisogno di alleati che reggano nei territori. Salvini tenta di riconquistare spazi simbolici a Nord, ma deve evitare che la Lega diventi un partito di testimonianza. Tajani, forte del risultato calabrese, può tornare al tavolo con un messaggio preciso: la stabilità della coalizione dipende dal riconoscimento del valore moderato. Occhiuto, in questo scenario, non è un comprimario. È il volto del futuro di FI: istituzionale, cattolico, pragmatico, radicato nel territorio e proiettato sullo scenario europeo. La sua rielezione è un caso di studio nelle stanze romane: non solo perché ha vinto, ma per come (il 30,4% è la somma di FI e della sua lista) , sottraendo consensi a destra e alzando l’asticella del centro. Se saprà consolidare la sua immagine nazionale senza restare confinato nel perimetro calabrese, potrà essere la carta di Tajani per la successione politica e il rilancio del brand azzurro.


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