Napoli

Offensiva antidroga nei Monti Lattari, la “Giamaica italiana”

di Cristiana Flaminio -


I narcos nei boschi. I Monti Lattari, nell’area all’immediato sud di Napoli, tra la penisola sorrentina e l’agro nocerino sarnese, continuano a rappresentare una frontiera, caldissima, per la lotta alla droga. Gli inquirenti la chiamano la “Giamaica italiana”. L’ultima operazione delle forze dell’ordine si è registrata nei giorni scorsi quando i carabinieri dello squadrone dei Cacciatori di Calabria, insieme ai colleghi del comando provinciale di Napoli e a quelli in servizio presso la compagnia di Castellammare di Stabia, hanno dato il via all’operazione Continuum Bellum, che in latino sta per “guerra continua”. Quella che le forze dell’ordine portavano avanti, ormai da anni, su quest’area del territorio campano. Che rappresenta, per i clan, un autentico laboratorio a cielo aperto.

Nell’ultimo blitz, i carabinieri hanno sequestrato 270 piante di marijuana, hanno scoperto un bunker, con ogni probabilità una sorta di serra o essiccatoio per la cannabis e arrestato un uomo del posto, un 33enne di Gragnano, ritenuto contiguo ai clan della zona e scoperto in possesso di droga e di armi in casa.

L’offensiva dei carabinieri conferma come la zona dei monti Lattari rappresenti un punto nevralgico per la produzione e lo smercio di droga. In Campania ma non solo. Non è la prima volta che le forze dell’ordine portano a segno importanti operazioni nelle aree boschive dell’appennino campano. A dicembre scorso, a Pimonte, fu ritrovato un fusto contenente tre chili di “erba”. Ad agosto ’22, invece, vennero sequestrate 192 piante tra Gragnano e Lettere. Ancora più imponente fu il sequestro, a luglio del 2020, di ben 300 piante suddivise in sette lotti di coltivazione. La feracità del terreno, che ha guadagnato, già in tempi antichi, al territorio il nome di Campania Felix, si rivela un’opportunità per i clan che qui hanno stabilito piantagioni e basi operative per la produzione della droga che poi viene immessa sui mercati, locali e non, delle tossicodipendenze. Una lotta che non finisce mai, che tiene impegnati gli inquirenti da anni. Un “continuum bellum”, appunto in quella che è diventata la Giamaica italiana.


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