Attualità

La relazione di Panetta (Bankitalia), i rischi della guerra dei dazi

di Giorgio Brescia -


“Dobbiamo continuare a scegliere la cooperazione anziché il conflitto, l’apertura anziché le barriere, il coraggio e non l’esitazione, perché il futuro che stiamo costruendo non richiede niente di meno”: poco meno di un mese fa, chiudendo il suo intervento alla sessione d’apertura del Consiglio dei Governatori della Banca Asiatica di Sviluppo Fabio Panetta aveva scelto di citare Marco Polo per affermare la necessità che l’economia mondiale investa sulla cooperazione, il contrario del protezionismo trumpiano, mettendo da parte il conflitto, cioè la guerra commerciale e i dazi. Oggi il governatore di Bankitalia lo ha ribadito nella sua relazione annuale, mettendo in guardia sulle conseguenze dell’inasprimento delle barriere doganali, che potrebbero sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale in due anni. L’effetto, a suo avviso, sarebbe doppio negli Stati Uniti rispetto alla media globale.

Panetta vede il protezionismo come frutto della disillusione verso la globalizzazione e avverte che una guerra commerciale rischia di alterare la struttura del sistema monetario internazionale e limitare i movimenti di capitale. Per lui, occorre rilanciare la produttività e la crescita tramite innovazione, investimenti in ricerca e sviluppo ed è fondamentale un’azione pubblica incisiva, soprattutto in Italia dove i salari reali sono ancora sotto i livelli del 2000, nonostante il recupero dello scorso anno.

Perciò la necessità di rafforzare la stabilità finanziaria, completare il mercato dei capitali europeo e proseguire con le riforme strutturali, anche oltre la scadenza naturale del Pnrr.

Un messaggio di urgente richiamo alla responsabilità collettiva. Le sfide attuali (il protezionismo, il debito, le transizioni tecnologiche ed ecologiche, i conflitti geopolitici) richiedono risposte coordinate, riforme strutturali e investimenti lungimiranti. E’ perciò ribadita l’importanza della credibilità delle istituzioni, come la Bce, nel mantenere la stabilità dei prezzi e la fiducia nei mercati.

L’auspicio è che la situazione rimanga fluida. Il rischio è l’amplificazione dell’impatto recessivo dei dazi e che un incremento delle esportazioni cinesi verso l’Europa possa comprimere ulteriormente l’attività produttiva.


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