Esteri

Omicidio sikh, sale la tensione tra Canada e India

di Martina Melli -

Canada's Prime Minister Justin Trudeau, center, walks past India's Prime Minister Narendra Modi, right, and Indonesia's President Joko Widodo as they take part in a wreath-laying ceremony at Raj Ghat (Mahatma Gandhi's cremation site) during the G20 Summit in New Delhi, Sunday, Sept. 10, 2023. On Monday, Sept. 18, Canada expelled a top Indian diplomat as it investigates what Trudeau called credible allegations that India’s government may have had links to the assassination in Canada of a Sikh activist. Trudeau told Parliament that he brought up the slaying with Modi at the G-20. (Sean Kilpatrick/The Canadian Press via AP)


Sale ancora la tensione tra Canada e India. In seguito all’omicidio del leader Sikh, lo scorso 18 giugno, i rapporti tra le due potenze si sono notevolmente incrinati. L’uomo ucciso, Hardeep Singh Nijjar, un famoso (e ricercato) leader sikh indipendentista era un cittadino canadese a tutti gli effetti. Presidente di un centro culturale nel Surrey, vicino Vancouver, era considerato dal governo indiano un pericoloso terrorista.

Il Ministero degli esteri canadese ha accusato gli agenti indiani di coinvolgimento e per questo motivo, ha prontamente espulso un alto funzionario considerato il capo dell’Intelligence indiana in Canada. Il Primo ministro Trudeau lunedì ha rilasciato una dichiarazione alla Camera dei Comuni: “Qualsiasi coinvolgimento di un governo straniero nell’uccisione di un cittadino canadese è una violazione inaccettabile della nostra sovranità”.

Non ha tardato ad arrivare la risposta dell’India: “Le accuse di un coinvolgimento del governo indiano in qualsiasi atto di violenza in Canada sono assurde”, ha dichiarato il ministero in un comunicato, aggiungendo: “Siamo uno Stato democratico con un forte impegno per lo Stato di diritto”. Nel giro di poche ore, anche un diplomatico canadese in India è stato buttatto fuori dal Paese.

Sono mesi che cresce la tensione tra le due potenze: già da tempo, infatti, Ottawa aveva sospeso i negoziati per un accordo di libero scambio con Nuova Delhi. E il governo di Modi aveva più volte accusato il Canada di chiudere un occhio sui nazionalisti sikh radicali che operano indisturbati sul territorio per creare uno Stato sikh indipendente.

Il Canada – dove risiedono circa 770 mila indiani sikh – è il secondo Paese con maggior numero di sikh dopo lo stato del Punjab, loro terra d’origine. Per questo motivo, ogni azione (o mancata tale) da parte di uno o l’altro, viene interpretata come un oltraggio o una violazione della sovranità. India e Canada hanno provato a dialogare durante il G20 tenutosi proprio in India a inizio settembre: Modi ha parlato con Trudeau definendosi molto preoccupato rispetto a tutti gli elementi estremisti sikh che in Canada agiscono indisturbati.

 


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