Omicidio Tramontano, condanna per la cognata di Impagnatiello
Dovrà 25mila euro ai familiari della vittima, acquistò l'auto dell'omicida per ridurre la sua capacità di risarcimento
Laura Ciuladaite, cognata di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato della fidanzata incinta di sette mesi, Giulia Tramontano, è stata condannata dal Tribunale civile di Milano a risarcire circa 25 mila euro alla famiglia della vittima.
La condanna della cognata di Impagnatiello
La cognata aveva acquistato l’auto di Impagnatiello, usata per trasportare il cadavere, pochi mesi dopo l’omicidio, in una mossa giudicata dai giudici come un tentativo di sottrarre beni patrimoniali per evitare i risarcimenti dovuti alla famiglia della vittima: 200 mila euro ciascuno per i genitori e 150 mila euro per ciascun fratello e sorella.
Questa operazione è stata vista come un escamotage per ridurre il patrimonio di Impagnatiello, la cui gestione era stata affidata al fratello Omar tramite procura speciale dal carcere.
L’omicidio di Giulia
Giulia Tramontano fu uccisa il 27 maggio di due anni fa a Senago in provincia di Milano. La condanna all’ergastolo, data il 25 novembre 2024 in primo grado e confermata in appello nel giugno di quest’anno, esclude l’aggravante della premeditazione ma conferma quella della crudeltà e del rapporto di convivenza.
La pena include anche tre mesi di isolamento diurno di Impagnatiello e i risarcimenti di centinaia di migliaia di euro ai familiari di Giulia Tramontano.
Impagnatiello, nel processo, ha ricevuto accuse che gli hanno imputato un lungo percorso di violenza nel delitto, anche tramite avvelenamento della vittima nei mesi precedenti all’omicidio.
Impagnatiello spera in pene alternative
Attualmente è detenuto nel carcere di Pavia. La sua condanna all’ergastolo, con tre mesi di isolamento diurno, è stata confermata dalla Corte d’Assise di Appello di Milano il 25 giugno 2025. Durante la lettura della sentenza rimase impassibile in aula.
La sua difesa ha sottolineato che nel processo si era impegnato a risarcire il danno nei limiti del possibile e aveva manifestato la speranza in un percorso di giustizia riparativa, che potrebbe permettergli di espiare la pena con attività alternative al carcere.
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