Attualità

Ora non fare Zaki Zaki

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

L’importante è che finita la festa per la liberazione di Patrick, dopo la nobile rinuncia al volo di Stato e il gran rifiuto di fare foto con i politici che l’hanno liberato, non ci aspetti un altro effetto Rakete. E il ragazzo si mette in lista e ci fa Zaki Zaki. Dopo avere incassato nel 2021 il sì del Parlamento a maggioranza centrosinistra, Conte premier, alla cittadinanza italiana.

Per una scelta, definita da Amnesty International di indipendenza, il ricercatore egiziano trapiantato per studio a Bologna ha rifiutato il volo di Stato italiano, il Paese che ne ha reso possibile la liberazione, e non farà foto con alcuna autorità di governo, segno che proprio come in Egitto l’idea è quella che le istituzioni statali sono protesi politiche, pezzi di partito, nulla hanno a che fare con la rappresentanza democratica del Paese. Problemi suoi, basta però che non ci capiti fra qualche mese quello che è successo con il capitano Rakete, una che ha predicato per mesi di etica e di solidarietà e poi si è scoperto che speronava la Guardia Costiera per farsi campagna elettorale in quanto aveva deciso di usare il suo ruolo di salva-vite umane per sedersi al Parlamento europeo.

Ecco, caro Zaki, noi liberi italiani siamo con te se e solo se il tuo gesto non è rivolto a noi, cioè non ci stai dicendo che interpreti il governo in carica come il governo di una parte politica e quindi, siccome stai per legarti all’altra, rinunci alle passerelle. Siamo con te solo se non farai così. Se non sarà l’incubo di un altro martire pubblico che all’ultimo secondo finge di dedicare la propria vita a un futuro migliore e si candida alle elezioni.

Ne abbiamo già le scatole piene (scrivo scatole per non rischiare il linciaggio del politicamente corretto, come capitato in queste settimane nella democratica Italia dove Filippo Facci ha scritto su un giornale una frase forte e si è visto cacciare dalla Rai) dei vari Soumahoro e compagnia cantante, tutta gente che aveva cominciato come stai facendo tu, con bei gesti, grande impegno per il futuro migliore del pianeta Terra e di chi sta peggio di noi, per poi trasformarsi nel solito sottoprodotto blockbuster di una certa politica con la puzza sotto il naso, candidarsi per il bene dell’umanità, presentarsi in Parlamento con le scarpe da lavoro, alzare il pugno al cielo e dopo un paio di settimane farsi beccare infinocchiati in una famiglia di gente che usava i soldi per i migranti per fare la bella vita, mentre quest’altro fenomeno dell’umanitarismo predicava in tv spiegando al mondo come ci si doveva comportare. Siccome dobbiamo ancora finire di ridere, caro Zaki, e crediamo ancora che al di là di Twitter in questo Paese che la democrazia l’ha conquistata con il sangue ci sia una differenza fra stare in piazza a chiedere i voti e sedersi a Palazzo Chigi, ti chiediamo di non deluderci pure tu.

E se il tuo gesto è quello che ci spiega Amnesty, cioè il gesto di uno studente indipendente, che fa ricerca, che non si appoggia a questa o quella sigla, e che il tuo gran rifiuto è nel segno del rispetto per il Paese che si è speso per te e non di sfregio alle sue istituzioni, siamo certi che non finirà come con Frattoianni, Bonelli e Soumahoro. E che non ci deluderai. E che alla fine dirai anche un altro no. E questa volta non sarà al governo e al suo volo di Stato ma al partito che ti chiederà di correre alle Europee nel nome della democrazia e della libertà di espressione. E che non salirai su quel treno, come non sei salito su questo jet. E non farai quello che già sembra sicuro che qualcuno ti chiederà di fare. Staremo a vedere.


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