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“Orrore giudiziario”, le parole di Imposimato che inchiodano il M5S

di Rita Cavallaro -


“Ho provato tanta soddisfazione. Perché io da diversi anni seguivo la vicenda e il suo caso, conosco la sua famiglia, sono contenta per una madre che può riabbracciare il figlio, sono contenta di aver mantenuto l’impegno, di essere riuscita dove altri non sono riusciti. È una bella pagina per il governo, le nostre autorità. Ringraziamo i colleghi statunitensi per la collaborazione, dopo 24 anni di carcere penso fosse giusto per Chico tornare in Italia e riabbracciare sua madre”. La premier Giorgia Meloni afferma con forza quella che per lei era diventata una battaglia personale: riportare a casa Chico Forti, l’italiano condannato all’ergastolo senza condizionale negli Usa, per l’omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio 1998 a Miami. Il processo, controverso e disseminato di errori giudiziari, è finito con un verdetto di colpevolezza contro Chico, ritenuto non l’esecutore materiale del delitto, ma un cospiratore che avrebbe consegnato Dale agli assassini, come un agnello portato al macello. I responsabili non furono mai nemmeno cercati ma intanto per Forti, il 15 luglio 2000, si aprirono le porte della prigione, dalla quale il produttore tv era destinato a uscire solo in una bara. Dal governo Monti in poi, la diplomazia aveva cercato di ottenere il trasferimento in Italia, ma senza riuscirci. E anche quando tutto sembrava a una svolta, nel dicembre 2020, fu semplicemente un flop. In quell’antivigilia di Natale, un trionfante ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dai suoi canali social fece l’annuncio roboante: “Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia. L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Il Governatore della Florida ha infatti accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”. Di Maio aveva aggiunto che “si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico. Non ci siamo mai dimenticati di Chico Forti, che potrà finalmente fare ritorno nel suo Paese vicino ai suoi cari”. Una vittoria, tanto che lo stesso Chico aveva mandato una lunghissima lettera al ministro degli Esteri: “Avete realizzato un’impresa impossibile”. Anche Giorgia Meloni, allora all’opposizione; aveva mostrato la gioia per il rientro di Forti e si era congratulata con il governo. E invece non accadde nulla, tutto si bloccò e passarono quattro anni, nel corso dei quali Meloni, che aveva promesso alla famiglia di riportare a casa Chico, è diventata presidente del Consiglio. Forte del suo ruolo e della credibilità del suo governo a livello internazionale, la premier ha trattato la questione in prima persona, affrontando l’autorizzazione al trasferimento con il governatore della Florida e nei faccia a faccia con il presidente Usa Joe Biden.
Il primo marzo scorso il successo di Giorgia: la premier, con le carte firmate e non a chiacchiere, ha annunciato che Chico sarebbe tornato in Italia. In tempi record è stato trasferito dal penitenziario di Miami in un centro di rimpatrio del Dipartimento dell’immigrazione. E sabato mattina, Forti è atterrato a Pratica di Mare, dopo una notte in viaggio a bordo del Falcon dell’Aeronautica Militare che l’ha riportato in Italia. Ad attenderlo c’era lei, Giorgia Meloni. E si è scatenato il putiferio, l’ipocrisia di quella sinistra che nel 2020 parlava di processo con tanti dubbi. E perfino di quegli stessi grillini che avevano portato avanti per anni la battaglia di libertà per Forti. Non è un caso che a voler difendere l’italiano era stato il compianto giudice Ferdinando Imposimato, uno dei teorici della prim’ora del Movimento 5 Stelle, diventato l’avvocato di Forti. Imposimato, che aveva letto tutte le carte giudiziarie e gli atti del processo, ha parlato non solo del di errori, ma di “orrore giudiziario”. Tutto dimenticato, in virtù di quella propaganda che non ha voluto rendere l’onore delle armi alla Meloni e che ha addirittura schierato le truppe cammellate per accusare la presidente di essere andata all’aeroporto a ricevere un assassino. L’emblema di una battaglia d’odio contro Chico è stata l’apertura del Fatto Quotidiano, che all’indomani dell’arrivo dell’italiano titolava in prima: “Benvenuto assassino”. Eppure il direttore Marco Travaglio, nel dicembre 2020, aveva fatto un post gioioso per il ritorno di quello, che all’epoca, era solo un produttore tv.


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