Padre Dall’Oglio, dopo 12 anni un corpo in una fossa comune: per la guerra in corso difficile una rapida verità
A quasi 12 anni dalla sua misteriosa sparizione nel cuore della Siria in guerra, la vicenda di padre Paolo Dall’Oglio potrebbe conoscere un doloroso epilogo. Un corpo in abiti religiosi è stato rinvenuto nei pressi del villaggio di Frousia, nella zona di Raqqa, città che fu per anni simbolo del terrore jihadista. La notizia in queste ore è stata rilanciata da fonti ecclesiastiche di alto livello.
In un audio reso pubblico, monsignor Jacques Behnan Hindo, vescovo emerito di Qamishli, ha dichiarato: “Hanno trovato il cadavere di padre Paolo in una fossa comune. Un’équipe di specialisti da Raqqa ha effettuato il riconoscimento”. Sebbene non siano ancora disponibili conferme ufficiali, l’informazione è stata ripresa anche dal nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Mario Zenari, che ha parlato di una notifica ricevuta solo poche ore prima, aggiungendo però che “i dettagli sulla localizzazione esatta e sull’identificazione del corpo non sono ancora definitivi”.
Padre Paolo, gesuita romano, era scomparso il 29 luglio 2013, mentre si trovava nella Siria settentrionale con l’intento di negoziare la liberazione di ostaggi nelle mani dello Stato Islamico. La sua presenza a Raqqa, all’epoca roccaforte del Califfato, era parte del suo instancabile impegno per il dialogo, la riconciliazione e la non violenza. La procura di Roma, nonostante l’opposizione della famiglia, aveva archiviato da tempo l’indagine per mancanza di prove concrete.
Il ritrovamento del corpo, se confermato, chiuderebbe un capitolo tragico della storia recente. Ma l’eredità spirituale di padre Paolo resta viva. Nel monastero di Mar Musa, che aveva contribuito a restaurare e trasformare in un laboratorio di pace e fratellanza, il suo spirito continua ad ispirare credenti di ogni fede.
In un tempo in cui il dialogo sembra un lusso e la guerra una costante, la figura di padre Dall’Oglio risuona come un richiamo profetico: vivere la fede come incontro, non come barriera.
AGGIORNAMENTO
Sul caso Dall’Oglio e in relazione al presunto ritrovamento del corpo del sacerdote in una fossa comune a Raqqa in Siria, fonti della Farnesina intendono precisare che la fossa comune sarebbe stata trovata da un gruppo di scavatori che fanno capo alle Forze Democratiche Siriane (Fds), coalizione di milizie a guida curda alleate dell’Occidente nella lotta allo Stato islamico (Is). “Il vescovo locale ha chiesto l’intervento del capo delle Fds, Mazloum Abdi per le verifiche necessarie. Per il momento non si hanno ancora conferme definitive”, riferiscono le fonti, secondo le quali l’ambasciata d’Italia a Damasco è in contatto con il vescovo e con altre autorità per gli aggiornamenti del caso.
Le notizie di fonte Fds sono ritenute attendibili anche per il particolare del ritrovamento di questo corpo nella zona ove Dall’Oglio scomparve. Il contrasto tra fazioni in Siria, con territori controllati da gruppi diversi e la presenza di conflitti armati protratti da anni, complica però notevolmente l’accertamento della verità definitiva su casi come questo. il conflitto ha finora reso difficile raccogliere prove certe e verificare informazioni, lasciando spesso spazio a incertezze e a versioni contraddittorie. Questo contesto di instabilità e frammentazione politica e militare implica che la verità definitiva sulla sorte di molte persone scomparse, come Padre Dall’Oglio, rimane difficile da stabilire con certezza e può richiedere molto tempo, oltre a dipendere dalla cooperazione delle varie fazioni e autorità presenti sul territorio siriano. Da qui anche la cautela estrema della Farnesina e della Procura che aprì un fascicolo sulla sua sparizione.
“Non c’è alcuna certezza”, dice ad Adnkronos il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo Hanna Jallouf, che siano di Padre Dall’Oglio i resti ritrovati a Raqqa. Dopo che la notizia del ritrovamento è circolata sui media siriani, Jallouf ha subito cercato conferme presso le autorità religiose nel Paese e ora le sue parole sono innanzitutto indirizzate a segnalare una diffiusione dela notizia che non ha tenuto conto dei familiari e delle autorità religiose, oltre a segnalare che a suo avviso il corpo ritrovato non dsia di Dall’Oglio che non era solito in quelle zone indossare abiti religiosi. ”Ho parlato con il nunzio apostolico di Damasco Zenari e neanche lui è stato informato, nessuno lo aveva avvisato – spiega il religioso -. Ho parlato anche con i gesuiti, con i frati a Damasco e a Homs, ma nemmeno loro hanno notizie in merito”. Jallouf mostra sconforto perché ”non c’è stata accortezza, nella diffusione della notizia, né per la famiglia, né per l’ordine gesuita. Non sappiamo chi ha messo in giro questa informazione”. Nel ricordare Dall’Oglio, ”preghiamo perché venga alla luce la verità su di lui”, il vescovo di Aleppo sorride: ”hanno trovato un corpo in abiti religiosi? Lui non li ha mai indossati”.
Più netta e articolata la smentita della sorella del religioso. “Sono tranquilla perché sono passati quasi dodici anni e ne ho viste tante”, dice ad Adnkronos Francesca Dall’Oglio, raccontando di aver avuto una prima segnalazione “venerdì sera” di voci che circolavano online, le ennesime da quando il 29 luglio del 2013 si perdevano a Raqqa le tracce di Padre Paolo Dall’Oglio. “Un mio canale è riuscito a parlare con chi ha messo in giro questa notizia – racconta – Si tratta di una persona che ha parlato con il fratello di uno sceicco imprigionato, credo a Qamishli, e che diceva che il corpo di Paolo era stato sepolto in un maneggio a Raqqa. Non in una fossa comune, sepolto da solo”.
A questo punto, Francesca Dall’Oglio – che non ha mai abbandonato la speranza di sapere cosa sia accaduto a suo fratello – racconta di aver “sentito il Syria Justice and Accountability Center (Sjac), organizzazione che lavora sulle fosse comuni a Raqqa e di aver ricevuto dal fondatore, Mohammad Al Abdallah, già domenica un messaggio che ipotizzava ‘fake news'”. “Mi ha detto che avrebbe verificato con i team a Raqqa e ieri mi è arrivata la smentita”, prosegue, spiegando di aver avuto conferma che “non è partita nessuna delegazione da Qamishli” anche da “un’altra operatrice del Sjac con cui ho parlato ancora ieri mattina”. Al Abdallah, puntualizza Francesca Dall’Oglio, “non mi ha mai parlato del ritrovamento”. “E’ una fake news”, rimarca più volte, precisando di aver avvisato anche gli altri fratelli di Padre Paolo.
“Quello di Paolo è un caso internazionale e interessava a molti che non uscissero notizie sue, né da vivo né da morto”, conclude Francesca Dall’Oglio, sorella del gesuita romano che ha passato metà della sua vita in Siria, a Deir Mar Musa, dove ha fondato una comunità monastica dedita al dialogo interreligioso.
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