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PRIMA PAGINA – PataTrump: l’America e le elezioni giudiziarie

di Adolfo Spezzaferro -


PataTrump: la corsa alla Casa Bianca di Donald Trump e Joe Biden passa sempre di più per le aule di tribunale e le sentenze di giudici. Se il presidente in carica è sotto impeachment, il suo sfidante (sempre se alla fine saranno loro due i candidati) ora è nel mirino dei giudici di orientamento democratico: la Corte Suprema del Colorado (con un cavillo) lo ha escluso dalla corsa per le presidenziali 2024. Per la prima volta nella loro storia, gli Stati Uniti si ritrovano alle prese con una campagna elettorale pesantemente condizionata dall’azione dei giudici. Un vulnus democratico che però potrebbe, per reazione, rimettere al centro la politica, grazie al voto dei cittadini. Allo stato attuale sia Biden che Trump sono alle prese con beghe giudiziarie, con la differenza che almeno per adesso l’ex presidente sfrutta a suo favore lo status di perseguitato dei giudici politicizzati. I sondaggi parlano chiaro: la maggioranza degli elettori Usa sta con Trump. Forse è proprio per questo che le toghe dem cercano in tutti i modi di metterlo fuori gioco, perché quella di The Donald sarebbe una vittoria (ampiamente) annunciata.

E’ successo il PataTrump

Il punto è che l’opinione pubblica vede che i giudici cercano di ostacolare la corsa di Trump e nel Paese simbolo della democrazia un fatto simile può innescare un effetto voto di protesta contro l’establishment e quindi pro The Donald con numeri ben più grandi di quelli visti in Italia con Silvio Berlusconi. Le vicende giudiziarie del fondatore di Forza Italia e del centrodestra non lo hanno mai indebolito elettoralmente. Proprio perché il Cav, come oggi Trump, sfruttava gli attacchi della magistratura politicizzata a suo favore. Attacco alla democrazia, dunque. Proprio come dice Trump. Ora starà agli elettori Usa far trionfare la democrazia, votando in massa invece di disamorarsi a causa di queste vicende giudiziarie e disertare le urne.
Certo è che la decisione della Corte Suprema del Colorado di escludere Trump dalla corsa alle primarie repubblicane nel 2024 in quello Stato, dichiarandolo non eleggibile per la Casa Bianca è un precedente di importanza storica. La motivazione addotta dai giudici è per il coinvolgimento dell’ex presidente nell’insurrezione del 6 gennaio 2021, quando centinaia di suoi sostenitori assaltarono il Congresso. In virtù di una legge del 1868 finora mai applicata che esclude dalla corsa alla Casa Bianca chi abbia preso parte a un’insurrezione o a una ribellione contro la Costituzione dopo aver giurato fedeltà ad essa.

PataTrump all’attacco

Ragion per cui Trump è andato subito al contrattacco, definendo “squilibrato” il procuratore Jake Smith, e “corrotto” il presidente Biden. “Noi combatteremo per l’America. È la nostra battaglia finale, con voi al mio fianco. Cacceremo i marxisti comunisti e i fascisti e sfratteremo Joe Biden dalla Casa Bianca. Finiremo il lavoro una volta per tutte”. La Corte Suprema federale con ogni probabilità si pronuncerà sulla decisione del Colorado e molto probabilmente rigetterà la decisione, visto che è a maggioranza repubblicana (sei giudici su nove). A quel punto nessun altro stato potrà rifarsi alla legge tirata fuori dal Colorado (dove Biden è in ogni caso in vantaggio). Per ora, comunque, il verdetto della Corte Suprema del Colorado è “congelato”. Lo sarà fino al 4 gennaio, il giorno prima che le schede elettorali per le primarie siano stampate. E resterà “congelato” anche per via del ricorso alla Corte Suprema, il che permetterà di fatto a Trump di partecipare ugualmente alle primarie mentre i nove giudici valutano il caso.

Abuso di potere giudiziario o non, PataTrump è in vantaggio

Mentre il Partito Repubblicano parla di “abuso di potere giudiziario” (compresi gli “sfidanti” di The Donald) e i legali dell’ex presidente sono al lavoro, tra i cittadini Usa il sentiment è quello di chi assiste a uno scontro senza esclusione di colpi. Ma se i sondaggi della Cnbc rispecchiano la maggioranza degli elettori, alla fine vincerà Trump (in vantaggio di sei punti su Biden, 48 a 42%). E, forse, vincerà la democrazia.


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